L’Atalanta vince e Caudano fa gol in classe. Miranchuk, Muriel e uno studente svogliato che ora troverà il suo dribbling

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Q uanto stava impicciata la domenica, fino a quel momento di lirismo calcistico assoluto (non certo per i cagliaritani, simpatici al professor Caudano; ma agli atalantini come lui, sì!)? Una domenica di gelo e di sole inutile. Ora è lunedì. In terza, la metà classe presente svolge un compito di grammatica latina che l’altra metà ha affrontato una settimana fa esatta. Allora, il professore aveva nelle ossa il mesto 3-3 contro il Torino. Oggi, ha il cuore più felice: c’è stato l’approdo alla finale di Coppa Italia e la vittoria “in Sardinia insula”, per dirla con le frasi dell’eserciziario che ha sulla cattedra. Era ormai 0-0. E ci poteva stare. Caudano li ricorda bene i tempi in cui un pareggio esterno era sempre e comunque manna, maturasse come maturasse. Ma ora sono i tempi di Gasp, delle trasferte sontuose, delle devastazioni a suon di reti come quelle, negli anni, realizzate a casa del Sassuolo, del Genoa, del Torino, perfino del Napoli e del Milan. Perciò, quello 0-0 contro un Cagliari in fondo alla classifica, ma tignoso, non poteva soddisfare del tutto. Vero che l’Atalanta aveva un poco sofferto nel primo tempo; ma nel secondo era andata guadagnando campo, aveva premuto, colpito una traversa e imposto meglio il suo gioco. Cavarne un punto poteva essere giusto ma stare un poco stretto. Insomma, il cuore del professor Caudano tentennava fra insoddisfazione e tentativi autoconsolatòrî (“non si può sempre vincere”, “un punto fuori è sempre guadagnato”, “la classifica del Cagliari è bugiarda”, “questo campo non è mai facile perché i sardi vendono cara la pelle, proprio come i bergamaschi”), quando i suoi occhi gli hanno mostrato Miranchuk controllare bene su rimessa laterale e decidere per il lancio lungo e preciso. Va detto che il russo è il tipo di giocatore per il quale il professor Caudano ha riserve di stima e pazienza infinite: elegante, geniale, magari ancora un poco svagato, il buon Elvio sarebbe disposto ad aspettarlo per mesi, forse per anni, come gli capita di fare con certi allievi di evidente intelligenza e di ineffabile indolenza. Quelli che azzeccano la traduzione di un passo intricato di Tacito ma balbettano se gli chiedi una regola banale; quelli che confondono i personaggi dei Malavoglia ma poi gli fanno un tema splendido sugli umili di Verga contrapposti agli umili di Manzoni.