Le letture di Corner. Torino-Atalanta e lo scudetto granata «fresco» di 45° compleanno. Che storia, quel 1976

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C’ è un’immagine che spiega tutto di quel Torino capace di riportare lo scudetto nella sponda granata della città dopo 27 anni dalla tragedia di Superga: mister Gigi Radice che, incurante dei festeggiamenti dopo il fischio finale, va a rimproverare Mozzini per l’autogoal che ha dato il pareggio (e pure l’Europa) a quel Cesena che due stagioni prima aveva condotto alla storica promozione in A. Come dire che Radice avrebbe avuto tutti i motivi per essere felice e pure doppiamente, e invece mentre il vecchio comunale è una bolgia di bandiere granata, con Graziani e Pulici (36 goal in 2…) in lacrime insieme al giaguaro Castellini, lui punta il difensore e chiede conto di quell’autorete. La scena non sfugge a quel maestro di giornalismo di Paolo Frajese, in campo con microfono alla mano: “Mister, siete campioni d’Italia”, gli dice. Radice manco esulta e smozzica qualcosa del tipo “sì, però mi spiace per questa partita, l’avevamo preparata bene…”.

Cose da Toro, insomma, un modo di essere prima ancora che una squadra, qualcosa di grande e senza misura nelle tragedie così come nella festa: come quel 16 maggio del 1976, l’epilogo di un campionato pazzesco, vinto in rimonta su una Juventus che arriva ad avere 5 punti di vantaggio (ce n’erano ancora 2 per la vittoria) e li mantiene fino alla giornata numero 22 quando cade, indovinate un po’ dove? Sì, proprio a Cesena, posto che a Radice porta decisamente bene.