Le provinciali decadute/3 Il Catania, dal Cibali al Papu, passando per Massimino e Gaucci: di clamoroso ora c’è il flop

Articolo.

Lettura 7 min.

C lamoroso al Cibali, lo zio d’America per ora ha detto no. Quindi la salvezza del Catania e l’iscrizione al prossimo campionato di Lega Pro passeranno da una ricapitalizzazione dell’attuale proprietà, la Sigi, acronimo di Sport Investiment Group Italia, cordata in origine guidata da Maurizio Pellegrino (uno che nel Catania ha fatto di tutto, giocatore, allenatore in più e più riprese, e pure direttore sportivo) che nel gennaio di un anno fa ha salvato i gloriosi rossazzurri dal fallimento sicuro, già decretato dal Tribunale. C’è chi dice che i soci siano una decina, chi il doppio: la sola certezza sta nel fatto che a breve è atteso l’ingresso di altri tre made in Catania, così da rafforzare la compagine e trovare i quasi 3 milioni di euro necessari all’iscrizione. Poi si vedrà, magari Joe Tacopina, avvocato d’affari americano, già presidente del Bologna prima e del Venezia poi, ci ripensa. L’affare sembrava cosa fatta, ma poi uncle Joe ha guardato bene dentro i conti della società siciliana e ci ha ripensato. E pensare che solo sette anni fa gli etnei avevano lasciato la serie A dopo 8 stagioni consecutive, record assoluto nella loro storia iniziata nel 1929. Gli anni d’oro dei rossoazzurri, quelli di allenatori come Mihajlovic, Montella, Maran, Marino, Giampaolo, Zenga e soprattutto Diego Simeone con la colonia di argentini al seguito: Spolli, Carboni, Maxi Lopez, Silvestre, Schelotto, Ledesma, Bergessio, Izco, Llama, Ricchiuti, Alvarez, Andujar e lui, Papu Gomez. Campionati indimenticabili per l’appassionata tifoseria catanese, qualcuno concluso con il fiatone ma comunque con la salvezza, uno nella parte sinistra del tabellone, appena sotto l’Europa. Poi la retrocessione rovinosa, prima in B e poi per illecito sportivo in Lega Pro, dove il Catania staziona stabilmente dalla stagione 2015-16.