Le provinciali decadute/4 La Triestina: prima «divisa» tra Italia e Jugoslavia, i successi di Nereo Rocco, infine il tracollo

storia.

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“A nch’io tra i molti vi saluto, rosso-alabardati, sputati dalla terra natia, da tutto un popolo amati”. Chissà che ne pensa il professor Caudano di questi versi di un grande triestino come Umberto Saba. Uno che il calcio lo adorava come pochi e che nell’Unione ha trovato ispirazione per le sue poesie. Peccato davvero che i rossoalabardati manchino da tanto, troppo, tempo dal calcio che conta: la loro ultima apparizione in serie A è datata 7 giugno 1959, un inutile pareggio 2-2 a Padova. Ironia della sorte, sulla panchina veneta c’era il simbolo della Trieste calcistica, Nereo Rocco. Da allora tanta B, tantissima C e pure D e soprattutto tre fallimenti dal 1994 ai giorni nostri, gli ultimi nel 2012 e 2016. Roba da piegare chiunque, ma non una tifoseria calda e appassionata come quella giuliana. Dopo il secondo fallimento (il primo era stato innestato da un albergatore dopo l’ennesimo conto non saldato) i tifosi del Centro di coordinamento hanno pensato bene di prendere in affitto i diritti d’uso del glorioso stemma per concederlo poi volta per volta alle gestioni societarie che ispiravano un minimo di fiducia nella rinascita. Dopo l’ennesimo ripescaggio datato 2017 ora la Triestina è in Lega Pro: l’ultimo campionato è finito al primissimo giro dei playoff, quello interno al girone, per mano della terza squadra di Verona, la non irresistibile Virtus che nella stagione regolare si era piazzata 5 posizioni più sotto. L’ennesima mazzata per la tifoseria alabardata ormai abituata a tutto.