Le provinciali decadute/6 Il Padova, da Rocco alle lacrime di Mandorlini: quanti tentativi (falliti) di ritornare in alto

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I l ritorno in serie B era lì, a soli 11 metri di distanza. Ma l’errore di Gasbarro nella lotteria dei rigori ha costretto il Padova a un’altra stagione in terza serie, (ri)mandando tra i cadetti quell’Alessandria in attesa dalla bellezza di 46 anni. Sulla panchina biancoscudata, in lacrime dopo l’errore, c’era una vecchia conoscenza atalantina, Andrea Mandorlini, l’ultimo di una serie che comprende Marino Perani, Bruno Giorgi, Pierluigi Frosio, Lino Mutti e Claudio Foscarini, tutti passati ad allenare nella capitale mondiale dello Spritz. E così, per almeno un altro campionato, il calcio patavino sarà rappresentato in B dal Cittadella, cosa che ai tifosi del Prato della Valle fa girare le scatole come poche. Il Prato è a poche decine di metri da un monumento del calcio italiano, l’Appiani, ovvero il vetusto, dalle forme irregolari, approssimativo e vecchio stadio cittadino: una fossa dei leoni dove manco c’era lo spazio per battere decentemente un calcio d’angolo e il pubblico incombeva letteralmente sul campo.

Non c’era una tribuna uguale all’altra nelle fattezze, un coacervo di stili e gradoni tirato su un po’ così ma dall’effetto scenico e sonoro devastante. Sullo sfondo della curva di casa la basilica del Santo che, in effetti, è appena al di là del Prato: sacro e profano, insomma, poi sull’ordine e attribuzione corretta dei termini si potrebbe anche discutere… In mezzo al settore ospiti una casa, i cui abitanti ne avranno viste di ogni oltre a tutte le partite gratis.