L’Empoli e quelle incredibili sliding doors: la retrocessione di 35 anni fa (a tavolino) che fece felice Gasp

storia. Il racconto di Dino Nikpalj

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L a prima volta non si scorda mai e quella dell’Empoli in serie A è stata decisamente rocambolesca e segnata dal calcioscommesse, vecchio vizio del Belpaese che puntualmente ritorna. In forme magari differenti ma ritorna. I toscani sono alla loro 16ª stagione nella massima serie, un traguardo impensabile al termine di quel campionato 1985-86 che segna la prima promozione in serie A: una svolta storica nelle vicende societarie e sportive di una città che fino a quel momento viveva dei derby con Prato, Montevarchi, Arezzo, Siena, Sangiovannese, al massimo con Pisa, Livorno e Pistoiese. Con il massimo rispetto per tutti, beninteso, visto il carattere decisamente fumantino da quelle parti… Fino alla metà degli anni ’80 la quasi totalità dei campionati l’Empoli li ha passati in C, con qualche piccola parentesi anche in D. In realtà nel dopoguerra aveva anche militato tra i cadetti, categoria però abbandonata nel 1950 dopo due stagioni nel torneo a girone unico e altrettante in quello in più raggruppamenti. Il primo incrocio con l’Atalanta è entrato di diritto nell’anedottica della società nerazzurra: campionato di C1 1980-81, con l’Empoli alla sua seconda volta nel girone Nord, unica toscana, dopo aver sempre militato in quello del Centro prima e del Centrosud dopo la riforma dei campionati. All’andata finisce 1-0 con rete di Mutti allo scadere e rissone incredibile negli spogliatoi, al ritorno i toscani hanno la bella trovata di dichiarare inagibile il “Castellani” causa presenza di non ben precisati parassiti e la Lega di accettare la proposta del sussidiario adiacente invece di spostare il match in un qualsivoglia punto della Toscana, dove c’è un derby ogni chilometro e quindi uno stadio. Finisce 2-2 con l’Atalanta che rimonta da 2-0 e un clima da guerriglia con il pubblico a metri zero e senza divisione alcuna.