L’orgoglio del prof. Caudano: De Ketelaere è sbocciato in campo come il «suo» Angelino in latino

storia. Il racconto di Stefano Corsi

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Atalanta's Belgian midfielder Charles De Ketelaere celebrates after scoring a goal during the Italian Serie A soccer match Genoa Cfc vs Atalanta Bc at Luigi Ferraris stadium in Genoa, Italy, 11 February 2024. ANSA/STRINGER (Simone Arveda)

L’ incredibile primo tempo di De Ketelaere si dipanava sul prato di Marassi e il professor Caudano, solo nella sua casa di Langa, aveva un sentore di memoria lontana che non riusciva a precisare. Un po’, era certamente la suggestione di quello stadio, che gli piace tantissimo, anche se non lo ha mai frequentato, e che sta in una zona che gli è cara (una volta lo vide da lontano, ma lui era andato a Genova, non per una partita, bensì sulle tracce della casa del poeta Camillo Sbarbaro). Tornando da Staglieno verso il centro, l’aveva trovata, con tanto di sobria lapide commemorativa, e, oltre il Bisagno e un reticolo di scale, aveva scorto l’impianto di Genoa e Samp, rosso e turrito. Ma non è questo il punto. E non è neanche che, a un tratto, vedendo scritto il cognome del biondino belga, dopo il goal pazzesco segnato sotto la Gradinata Nord, gli era venuto in mente che termina come un bellissimo verso di Cavalcanti: “e fa tremar di chiaritate l’aere”, con tanto di comunanza anche della sillaba -te, prima dell’identità finale. No, non era neanche questo. Inquadrano Gasp, inquadrano il ragazzo, che un paio di volte “strappa” verso il fondo vincendo ogni resistenza, da campione vero e dotato di un fisico strepitoso. E finalmente il ricordo da nebuloso e vago si precisa. “Ma certo! Angelino… Gasp deve aver fatto come me con Angelino…”.