Ogni partita, una storia. Parma-Atalanta e Carlos Cuesta, l’allenatore che ha fatto un record prima ancora di iniziare

storia. La storia di Dino Nikpalj

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C i sono buoni e cattivi maestri e incontrarli sulla propria strada fa la differenza. Miki Arteta, centrocampista basco dal talento sopraffino, una volta attaccate le scarpette al chiodo a soli 34 anni si è trovato davanti a un ventaglio di scelte. Tutte decisive. La prima: restare in quell’Arsenal dove aveva terminato la sua carriera da giocatore (e dove poi tornerà nel 2019 in panchina) ad occuparsi delle giovanili su esplicita richiesta del francese più amato d’Inghilterra, monsieur Arsene Wenger. La seconda: passare all’altra sponda di Londra Nord e fare il braccio destro di Mauricio Pochettino, argentino con il quale aveva giocato al Psg. Ma per uno come lui che aveva chiuso la carriera con i Gunners, andare al Tottenham equivaleva a un tradimento assoluto. La terza: spostarsi nella piovosissima Manchester ed entrare nello staff di Pep Guardiola al City, un eccellente trampolino di lancio per poi mettersi in proprio. Arteta sceglie questa opzione. Dopo tre stagioni, due campionati, una Fa Cup e due Coppe di Lega vinte fianco a fianco del catalano, nel dicembre 2019 Arteta se ne torna all’Arsenal dove subentra in corsa al connazionale (e pure basco) Unai Emery. E siccome il futuro è dei giovani, tempo un anno si porta nello staff forze nuove, tra cui un ragazzetto spagnolo di soli 21 anni: si chiama Carlos Cuesta e diventa da subito il suo vice. Un predestinato, insomma, che a calcio ci ha giocato poco, pochissimo: solo qualche stagione a centrocampo nel Santa Catalina Atletico, squadra di Palma di Maiorca (dove è nato) che oltre la quarta divisione spagnola non è mai andata. Ma come diceva Arrigo Sacchi “per fare il fantino non bisogna essere stati un cavallo”. E Cuesta potrebbe essere la conferma.