Roma-Atalanta e quel fenomeno in comune: Claudio Paul Caniggia. Ecco la sua storia (in campo e fuori...)

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D ue stagioni, 15 presenze, 4 goal e 13 mesi di squalifica per positività al doping: è il bilancio del “figlio del vento”, al secolo Claudio Paul Caniggia, con la maglia della Roma dal 1992 al 1994. Doveva lasciare un segno nella capitale e a suo modo l’ha lasciato. Un po’ come nel Mondiale di Italia ’90 dove è stato il killer del Brasile e degli azzurri, grandi favoriti per la vittoria finale andata invece alla “solita” Germania in una finale che Caniggia ha seguito dalla tribuna perché squalificato. Ma se volete davvero capire chi è stato quell’argentino che ha lasciato una traccia indelebile anche (soprattutto) a Bergamo dovete cercare in rete le immagini di un’altra partita di Italia ’90, quella inaugurale a San Siro tra l’Argentina, campione in carica, e il Camerun. Uno stadio che Caniggia conosceva bene, solo pochi mesi prima (il 17 gennaio) aveva bruciato in corsa Costacurta in area per raccogliere un cross di Madonna e segnare la rete del vantaggio dell’Atalanta contro il Milan. Poco meno che momentaneo visto che a) dopo 2 minuti Van Basten aveva già realizzato la prima delle sue 3 reti di giornata, b) dopo altri 10 Baresi aveva pensato bene di frenare una fuga dell’argentino con un intervento intimidatorio dei suoi e c) nella ripresa l’argentino si era fatto cacciare dopo aver reagito a un fallo di Massaro. L’ennesimo di un Milan sacchiano spettacolare quanto volete ma che sapeva anche picchiare, e tanto. L’8 giugno torna sul luogo del delitto con la maglia dell’albiceleste: in realtà parte dalla panchina, Bilardo lo manda in campo solo all’inizio della ripresa per dare vivacità a un reparto offensivo schierato con Burruchaga, Balbo e soprattutto sua maestà Diego Armando Maradona.