Un anno fa, semplicemente Dortmund

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I n stazione, con la sciarpa nerazzurra. Chi da Berlino, chi da Dusseldorf, chi da Francoforte, chi in aereo e chi con il treno-discoteca-pub della curva Nord partito da Chiasso e arrivato a Dortmund dopo un viaggio quasi epico per linee secondarie. Bo-rus-sia, quel nome uscito subito dall’urna, il primo scontro estratto dei sedicesimi di Europa League. Roba da far tremare i polsi, ma era stato lo stesso ad agosto, quando dai bussolotti erano usciti Everton, Lione e Apoel e tutti ci avevano già recitato il de profundis. E invece no, siamo qui, in 6, no 7, forse 8, c’è chi dice 9mila: tanti, tantissimi, e cantiamo, cantiamo tutti. Ebbri di felicità e, vabbè, anche di qualche birretta. Fa freddo, ma chi lo sente in questa cattedrale del dio pallone dove vai avanti ad abbracci e pacche sulle spalle perché ad ogni metro incontri solo vecchi amici. Come a Liverpool due mesi e mezzo prima.

Cantiamo al punto da coprire il muro, quella mostruosa gradinata da 20 mila persone gialla e nera giù a precipizio sul campo.