Verona-Atalanta è un ricordo di tutti: la tripletta di Cantarutti, la maglia, il cambio negato. Nedo: «Gli spaccherei la testa»

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L ui tredici l’aveva fatto. O meglio, l’aveva fatto fare: peccato fosse solo un film. Ma la gag di Lino Banfi quando sugli schermi della Rai appare in sovraimpressione (ve li ricordate gli aggiornamenti della domenica pomeriggio durante Domenica In?) il 2-1 del Catania a Torino con la Juventus con doppietta di Cantarutti è di quelle indimenticabili. Il film, «Al bar dello sport», magari un po’ meno, ma non è che tutto quello che girava nei meravigliosi anni ’80 fosse necessariamente memorabile. Anzi. Ad ogni modo quella partita in realtà finisce 2-0 per i bianconeri, con insolita doppietta di Gaetano Scirea, ma è Cantarutti che passa alla storia: per due goal mai segnati in verità. Sempre in quella disgraziata stagione 1983-84 che gli etnei - guidati da Gigi Di Marzio prima e Gibi Fabbri poi - concludono in ultima posizione, Cantarutti finisce sugli scudi per un altro goal, anche questo mai segnato. O meglio, stavolta la palla finisce nella rete del Milan dopo una strepitosa rovesciata che lascia sul posto Baresi e immobile Piotti, ma l’arbitro Benedetti di Roma annulla per ragioni tuttora sconosciute ai più. Altro che “clamoroso al Cibali”, i tifosi catanesi entrano in campo e succede di tutto: la partita finisce 1-1 e lo stadio viene squalificato prima per 7 turni e poi “solo” per 4. Per gli etnei è il colpo di grazia: sono tornati in A dopo 12 anni di assenza, spinti dall’entusiasmo popolare in un malefico spareggione a 3 a Roma con Cremonese e Como (che la stagione dopo arriveranno in A con l’Atalanta) e un solo posto in palio. Il presidente è il mitico Angelo Massimino, professione costruttore edile, come tutta la famiglia. Uno che negli anni ’60, partendo dal dopolavoro della locale azienda di autobus e filobus, si inventa motu proprio la Massiminiana, la fa diventare la seconda squadra della città e la porta fino in C. Quando diventa proprietario del Catania ad un giornalista che gli fa notare come alla squadra manchi l’amalgama risponde «ditemi dove gioca e io lo compro». Testuale. Lo stadio ora porta il suo nome.