A Porto da un Nobel dell’architettura
«Bergamo è al centro dell’Europa»

di Elena Catalfamo
«Bergamo è la migliore porta d’entrata di una delle più belle regioni del centro Europa»: parola di architetto. Nicola Natali, bergamasco doc, dal 2003 vive a Porto e da lì non può che ammirare la posizione strategica della sua città d’origine.

di Elena Catalfamo
«Bergamo è la migliore porta d’entrata di una delle più belle regioni del centro Europa»: parola di architetto. Nicola Natali, bergamasco doc, dal 2003 vive a Porto e dall’estremo confine a Ovest del nostro continente non può che ammirare la posizione strategica della sua città d’origine. Nella metropoli portoghese ci è arrivato nel 1999 per nove mesi di Erasmus e ha deciso di tornarci per ultimare la tesi nel 2003 con l’università di architettura di Venezia (Iuav). Di lì a pochi anni è entrato nel prestigioso studio di architettura di uno dei grandi maestri del nostro secolo: Álvaro Siza dove ha avuto l’occasione di lavorare in uno staff con professionisti dei cinque continenti. Ha conosciuto Alexandra, anche lei architetto e docente universitario, e insieme oggi hanno un loro studio e il 22 aprile è nato il loro primo figlio, Leonardo.

Cosa significa lavorare con un Premio Pritzker (il Nobel dell’architettura) come Álvaro Siza?

«È stata un’esperienza straordinaria che mi ha segnato profondamente: un gruppo di lavoro con colleghi di cinque continenti, progetti al massimo livello in tutto il mondo, la possibilità di conoscere un maestro dell’architettura contemporanea. Secondo Mirko Zardini - direttore del Canadian centre for architecture e antico editore di “Casabella” - “Álvaro Siza rappresenta tutto ciò che l’architettura italiana avrebbe voluto essere e non è stata”. Ritengo che l’architettura di Porto, nelle figure di Fernando Távora, Álvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura abbia saputo produrre alcuni tra i migliori esiti di un pensiero critico sulla città e sull’architettura elaborato in Italia da Aldo Rossi, Vittorio Gregotti, Giorgio Grassi».

Porto, città dell’architettura per lei?

«La presenza di due Nobel dell’architettura in attività, l’eccellenza dell’università di architettura, l’esistenza di studi di ingegneria di livello mondiale e la concentrazione di architetture contemporanee di riferimento in un’area geografica contenuta, fanno della città di Porto una destinazione esemplare per chi ama la disciplina. Queste sono alcune delle ragioni che nel 2010 mi hanno portato a costituire con Alexandra Castro lo studio di architettura “Castro Natali” qui a Porto».

Che tipo di progetti curate?

«Nel nostro studio ci occupiamo di progetti di architettura di vario genere, sia per il settore pubblico (comuni, istituzioni, musei), che per il settore privato (aziende, imprenditori, famiglie) soprattutto in Portogallo e Italia. La tipologia e scala dei progetti è molto eterogenea e varia in funzione dei committenti. Negli ultimi due anni abbiamo ricevuto diversi incarichi nell’area del turismo, in espansione in Portogallo, e della riqualificazione urbana, da parte degli enti locali. Due lavori fra tutti, l’ampliamento dell’Istituto culturale Mocheno, in provincia di Trento, con Andrea Bombasaro e il progetto del Padiglione multiuso e parco urbano di Tabuaço, nella regione del Douro in Portogallo».

Trova delle differenze sostanziali nell’esercizio della professione in Italia e in Portogallo?

«Ritengo che uno degli aspetti più significativi dell’approccio portoghese è l’importanza che viene data al progetto esecutivo. A Porto gli esecutivi sono dettagliatissimi, il controllo della costruzione a livello progettuale è totale e spesso si arriva al disegno dell’arredo, pensato e realizzato su misura per ciascun progetto. Questo processo garantisce una profonda integrazione fra le parti e il tutto, riduce i tempi e i problemi in fase di cantiere e si traduce in un contenimento dei costi e una qualità superiore della costruzione. Altra differenza sostanziale, con evidenti risvolti qualitativi, è il fatto che la progettazione architettonica è di competenza esclusiva degli architetti. Gli ingegneri o i geometri (la cui categoria non esiste qui) non sono abilitati a elaborare e firmare progetti di architettura».

Com’è percepito il Made in Italy in Portogallo?

«In Portogallo la “marca Italia” è apprezzatissima. Credo che la maggior parte degli italiani non abbia coscienza della magnitudine dell’interesse che l’Italia e il Made in Italy generano a livello internazionale. L’Italia ha saputo costruire un’immagine di sé stessa, (che le grandi marche continuano ad alimentare con la pubblicità) come il Paese della dolce vita, caratterizzato da città meravigliose, un clima mediterraneo, una lingua musicale, una gastronomia senza rivali e una naturale predisposizione delle persone per l’arte, la moda, il design. L’essere italiano è, per chi vive all’estero in generale, in Portogallo in particolare, una condizione molto apprezzata».

E Bergamo?

«La città di Bergamo è poco conosciuta in Portogallo. Chi la conosce, solitamente, è per via dell’aeroporto, nel quale ha fatto scalo in direzione di un’altra destinazione. Chi l’ha visitata ne è rimasto completamente affascinato. A mio parere e vista da Porto, Bergamo occupa una posizione geografica straordinaria in Europa. La localizzazione di assoluta centralità, la presenza di un ottimo aeroporto in cui operano diverse compagnie aeree low cost, il collegamento con la principale arteria stradale del Nord Italia, fanno di Bergamo la migliore porta d’entrata di una delle più belle regioni del centro Europa. Viceversa, queste infrastrutture collocano le principali città europee a meno di due ore di volo da Bergamo, o da un altro punto di vista, mettono per esempio Porto alla stessa distanza da Bergamo che Venezia, circa due ore e mezza di viaggio».

Quali possono essere le sfide urbanistiche che Bergamo deve affrontare nei prossimi anni?

«Ritengo che Bergamo abbia potenzialità enormi da sviluppare. Dal punto di vista architettonico è un’autentica perla, Città Alta nel suo insieme, le Mura venete, Piazza Vecchia, “la più bella piazza d’Europa” come diceva Le Corbusier. Inoltre può trarre beneficio dalle opportunità che la vicinanza a Milano offre, ma con la qualità di vita di una città di media dimensione. Penso che Bergamo debba affermarsi come destinazione e non solo come scalo, ad esempio organizzando grandi mostre in grado di attrarre migliaia di visitatori da tutta Europa».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della Comunità Bergamasca. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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