Dal Sarpi a Washington
ambasciatore nel mondo

Il primo incarico a Tel Aviv, negli anni della seconda Intifada e degli attentati in Israele, poi il passaggio a Bruxelles come rappresentante dell’Italia al Comitato politico dell’Alleanza atlantica (Nato) dove si è occupato di un progetto di sminamento in Giordania.

Infine Washington, per curare le relazioni tra Italia e Stati Uniti come primo consigliere dell’Ufficio politico dell’Ambasciata italiana per il fronte mediorientale. Nel mezzo c’è anche il ricordo di un’esperienza «indimenticabile» al Quirinale, a fianco dell’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Alessandro Cattaneo oggi ha 44 anni e, dopo il diploma al liceo classico «Sarpi» in Città Alta e la laurea in Giurisprudenza alla Cattolica di Milano, dal 1998 è entrato al ministero degli Affari esteri (la Farnesina) vincendo il concorso per la carriera diplomatica.

Risponde dall’altro capo del mondo e racconta un po’ emozionato: «Ho appena visto Papa Francesco – dice –: la Nunziatura apostolica è vicina alla sede dell’Ambasciata d’Italia qui a Washington. Stavo arrivando in auto al lavoro e la strada era bloccata da un cordone di sicurezza e da moltissime persone. Io ero la prima auto al posto di blocco e ho visto passare il Pontefice: è stato emozionante. Gli americani lo seguono con grande interesse: negli Stati Uniti i cattolici rappresentano il 25% della popolazione e sono in aumento per via della presenza crescente di molti latinoamericani. L’amministrazione Obama ha al suo interno molti cattolici come il vice presidente Biden e il segretario di Stato Kerry. Il presidente ha rotto qualsiasi protocollo in questi giorni andando a ricevere personalmente il Papa all’aeroporto: tra i due c’è una grande sintonia e in generale un clima di rilassatezza che coinvolge anche la gente, persino i poliziotti di solito molto severi sorridevano al suo passaggio. Ha un grande carisma e sta scuotendo il Paese con le sue parole».

«E – aggiunge con una punta di orgoglio – negli Stati Uniti si fa un’associazione automatica tra il Papa e Roma. Bergoglio parla italiano, è vescovo di Roma. E poi l’hashtag più diffuso sui social network in questi giorni dopo #PopeinDC è #Fiat500: gli americani sono rimasti ammaliati dalla scelta del Papa di muoversi su una semplice utilitaria. È passato un messaggio di eleganza nella sobrietà che sicuramente fa bene al nostro Paese».

Ascoltare Alessandro Cattaneo – che vive negli Usa, il Paese a cui tutti bene o male guardano – parlare dell’Italia e delle sue ricchezze culturali, fa bene allo spirito degli italiani. «Gli americani semplicemente adorano l’Italia – spiega –: il design, la moda, il cibo, l’arte, il senso dell’eleganza e del gusto, il saper vivere del nostro Paese. L’Italia è la prima meta turistica degli Stati Uniti, e molti americani scelgono per esempio di sposarsi nel nostro Paese. Amano la nostra lingua e vogliono impararla. Dall’Italia forse ci si rende poco conto di tutte le nostre peculiarità. Questa immagine positiva si rispecchia naturalmente anche sulle relazioni politiche ed economiche».

Cattaneo gode da questo punto di vista di un osservatorio del tutto particolare: dal 2013 a oggi, infatti, ricopre l’incarico di Primo Consigliere presso l’Ufficio politico dell’Ambasciata d’Italia a Washington, dove segue in particolare l’evoluzione della situazione politica nelle aree di crisi del Medio Oriente e la collaborazione bilaterale tra Italia e Stati Uniti in tale ambito.

La specializzazione sull’area mediorientale è cresciuta proprio a Tel Aviv, durante il suo primo incarico per la Farnesina, dal 2002 al 2006, come Capo dell’ufficio commerciale dell’Ambasciata d’Italia a Tel Aviv. «Si è trattato di un’esperienza di grande interesse – racconta –, che mi ha permesso di conoscere un Paese bellissimo e di straordinaria ricchezza umana, anche se in anni difficili dal punto di vista della sicurezza».

La carriera diplomatica di Cattaneo poi è passata anche attraverso quattro anni (dal 2006 al 2010) a Bruxelles come Primo segretario e poi Consigliere alla Rappresentanza permanente d’Italia presso il Consiglio Atlantico. Per due anni si è seduto al tavolo del Comitato politico dell’Alleanza come rappresentante italiano e si è occupato, tra gli altri progetti, del programma Nato di sminamento in Giordania, attuato con un importante contributo italiano. È qui che ha potuto conoscere per esempio la principessa Rania di Giordania. «Ho avuto la fortuna di conoscere molte personalità di spicco del mondo politico ed economico – racconta – ma la vita del diplomatico non è così glamour come spesso la si dipinge. È fatta di molta riservatezza, lavoro d’ufficio, e tanti sacrifici in primis familiari. Mia moglie Laura, insegnante, e i miei due figli, Sofia di 9 anni e Pietro di 6 anni, mi hanno dovuto seguire in giro per il mondo, una scelta non da poco. I miei amici più cari e la mia famiglia restano a Bergamo e a Cenate Sopra, e li posso vedere solo una volta l’anno. Certo da 17 anni faccio questo lavoro e non desidererei farne altri ma è molto impegnativo e comporta scelte non facili».

Tra le esperienze che Alessandro Cattaneo ricorda con più piacere c’è quella al Quirinale. Dal 2010 al 2013 infatti è rimasto in Italia al fianco dell’allora presidente Giorgio Napolitano come membro dell’Ufficio Affari diplomatici, con delega alle questioni del Medio Oriente e del mondo arabo. «Ho accompagnato il Presidente Napolitano in numerosi viaggi all’estero, in particolare in Israele, Territori palestinesi e Giordania e l’ho assistito nella preparazione di interventi e discorsi – spiega –. Ho partecipato, tra l’altro, all’organizzazione nel 2011 delle celebrazioni al Quirinale per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Alla fine del mio incarico al Quirinale, il Presidente Napolitano ha voluto conferirmi “motu proprio” l’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica».

«È stato un grande privilegio poter lavorare al Quirinale al fianco del Presidente Napolitano – spiega Alessandro Cattaneo –: posso dirlo senza timore di piaggeria ora visto che non è più Capo dello Stato. Napolitano è una persona di una cultura ed esperienza immensa, eppure umile come solo gli uomini di grande statura culturale, politica e morale sanno essere. Ha un grande senso dello Stato e ha sempre guardato all’interesse della Nazione impegnandosi per far crescere il ruolo dell’Italia nel mondo».

Un compito che anche Cattaneo ha fatto proprio: l’Italia ha tante carte da giocare nello scacchiere internazionale. «Il gusto del bello, il saper vivere bene senza eccessi, il valore del cibo e della nutrizione trasmesso anche con Expo, la capacità di cogliere le sfumature delle cose e non vedere tutto nero su bianco, le battaglie per i diritti umani, la capacità di accettare le sfide e adeguarsi al futuro…devo andare avanti? Queste sono tutte peculiarità del popolo italiano, forse le diamo solo troppo per scontate e invece all’estero ci vengono riconosciute e da lontano è più facile metterle a fuoco. Se dovessi fare un augurio al nostro Paese per i prossimi anni è quello di aprirsi al mondo senza timori e lasciarsi contaminare vedendo questo come un valore positivo».

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