Zurigo, San Francisco, Parigi
Andrea, biologo «senza confini»

Le interazioni sono la base del mondo. Quelle biologiche permettono l’esistenza degli organismi viventi. E quelle umane, le relazioni, fatte di attrazioni e repulsioni, determinano il susseguirsi degli eventi: tutti i corpi gravitano vicendevolmente l’uno verso l’altro, sosteneva Isaac Newton. Ecco perché esistono discipline che studiano le interazioni, di entrambi i tipi, e perché, nonostante nessuno riesca mai veramente a capirle fino in fondo, entrambi i tipi, continuiamo a esserne affascinati e a volerle approfondire. E, proprio le interazioni sono il filo conduttore della storia di vita di Massimiliano Bonomi, 39 anni, originario di Bergamo, quartiere Loreto, che da 13 anni vive e lavora all’estero, prima in Svizzera, poi negli Stati Uniti e ora in Francia.

Le prime, quelle biologiche, sono oggetto del suo lavoro, mentre le seconde, quelle umane, lo hanno condotto in giro per il mondo e allo stesso tempo lo tengono legato alla sua terra natale. «Dopo essermi diplomato al liceo scientifico Mascheroni – racconta Massimiliano – ho conseguito la laurea in Fisica teorica all’Università degli studi di Milano. Poi ho deciso di continuare la mia esperienza in ambito universitario tramite un dottorato di ricerca, trovando un gruppo di lavoro a Lugano, del Politecnico federale di Zurigo, in Svizzera, che si occupava di ricerca applicando a tecniche di fisica teorica e chimica a problemi di interesse biologico. Il progetto mi piaceva, mi interessava e quindi nel 2006 ho deciso di trasferirmi lì. La fisica teorica si occupa di capire il funzionamento di sistemi molto complessi, le interazioni degli atomi e che cosa nasce da esse».

Massimiliano è rimasto per 4 anni a Lugano, per poi, nel 2010, trasferirsi a San Francisco. «Ho imparato molto durante il dottorato, anche se non è stato facile. Finiti i 4 anni ho deciso di proseguire il mio lavoro in ambito accademico universitario, trovando posto in un post-doc di bioingegneria e scienze terapeutiche all’Università della California, a San Francisco, dove sono rimasto fino al 2013». Una meta scelta in accordo con la fidanzata dell’epoca, anche lei decisa a trasferirsi negli Stati Uniti. «Io ero un teorico, quindi non facevo esperimenti in laboratorio, ma mi occupavo di fare modelli matematici e fisici di fenomeni naturali. In America, per la prima volta, ho collaborato anche con chi lavora in laboratorio e mi sono reso conto che servono entrambe le cose, teoria ed esperimenti, per una buona ricerca».

Le interazioni, di entrambi i tipi, lo hanno condotto poi a Parigi, nel 2013, dove tutt’ora vive. «Ho deciso di tornare in Europa per amore, trasferendomi a Parigi, dove viveva la mia fidanzata di quel periodo, trovando però lavoro in Inghilterra, all’Università di Cambridge. Per 5 anni ho fatto il pendolare, vivendo 3 settimane al mese a Parigi, dove conducevo le mie ricerche in autonomia, e una settimana la passavo a Cambridge, in università, lavorando con colleghi e studenti». Poi, nel 2018 approda all’Istituto Pasteur, dove si trova ora. «Arriva un momento, circa 8 anni dopo la laurea, nella carriera di un ricercatore in cui bisogna fare un passo tra lavori a tempo determinato, in cui sei parte di un gruppo di ricerca, a uno indeterminato e permanente, in cui sei a capo di un gruppo di ricerca. Per me quel momento è arrivato lo scorso anno. A ottobre 2018 ho vinto il concorso del Centro nazionale di ricerca scientifica francese, superando circa 200 candidati provenienti da tutto il mondo, ottenendo così il posto di funzionario statale permanente».

« Ora sono un rappresentante dello Stato francese in materia scientifica e mi occupo di ricerca nel dipartimento di biologia strutturale e chimica all’interno dell’Istituto Pasteur. Il mio progetto di ricerca per i prossimi 5 anni (tramite cui ho vinto il concorso) riguarda la biologia strutturale: una parte della biologia che cerca di comprendere e determinare quale sia la forma e la struttura tridimensionale dei sistemi biologici, come le proteine o il Dna. Sarà molto complicato e per farlo voglio unire il mondo teorico computazionale e quello sperimentale. È un posto fisso, che mi piace molto e che mi rende felice anche perché mi permette di mantenere le mie relazioni, di essere vicino alla mia famiglia, che ancora vive a Bergamo, e che mi permette di vivere in una città in cui mi trovo molto bene, che offre moltissimo a livello culturale e in cui vivono altri amici bergamaschi, tra cui uno dei miei migliori amici che vive nel mio stesso palazzo, due piani sopra di me».

Anche se la prospettiva non è quella di tornare a vivere e lavorare in Italia, Massimiliano è orgoglioso del suo Paese e cerca di aiutarlo da Parigi. «L’Italia mi manca molto, anche Bergamo, ma a livello lavorativo per me sarà molto difficile tornarci. E poi qui mi trovo benissimo. Però, nel mio piccolo, cerco di dare un contributo alla ricerca italiana come revisore dei progetti di ricerca dall’estero. Mi è stato chiesto di assumere questa posizione lo scorso anno e sono molto orgoglioso di farlo». Le interazioni biologiche, nel corso degli anni, lo hanno portato anche a insegnare per brevi periodi in molte parti del mondo, portandolo a scoprire realtà, persone e interazioni che lo hanno sorpreso ed emozionato.

«A febbraio 2018 sono andato a insegnare due settimane all’Università Federale dell’Agricoltura della Nigeria, ad Abeokuta, vicino a Lagos. È stata un’esperienza incredibile, meravigliosa e commovente. Gli studenti presenti, nonostante fosse una situazione tecnicamente molto dura rispetto a noi fortunati, avevano una voglia, un’energia, una curiosità che non avevo mai visto prima. Avevano gli occhi spalancati per apprendere il più possibile. E interagire con loro è stato qualcosa di eccezionale, un’esperienza che spero di poter fare più spesso nel futuro».

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