Tagli, l'altolà del Parlamento:
«Sui nostri stipendi decidiamo noi»

Si allungano i tempi per il taglio degli stipendi dei parlamentari. Il giro di vite sulle buste paga degli onorevoli potrebbe infatti essere rinviato ad aprile. La norma della manovra nella quale si parla di indennità parlamentare è stata - secondo i parlamentari - «scritta male» e dovrà essere corretta.

Di qui la necessità di più tempo (la norma parlava del 31 dicembre) e lo slittamento alla primavera. «Ma la revisione dell'indennità dei deputati non è in discussione - assicura il presidente della Camera, Gianfranco Fini, al termine di un pomeriggio di polemiche sulla norma taglia-indennità dei parlamentari -. Sarà fatta appena la commissione Giovannini avrà individuato parametri in sintonia con la media europea. E i tempi saranno comunque brevi».

Il richiamo di Fini raccoglie il sostegno del Pdl, che però invita il Parlamento a non farsi commissariare dal governo, dell'Udc e del Pd. Da tutti l'unanime volontà a non rallentare l'iter dei tagli agli stipendi dei parlamentari. «Nel decreto del governo - spiega Fini - la norma era stata scritta male nel senso che non è possibile intervenire per decreto nell'ambito di questioni che sono di competenza esclusiva delle Camere».

Il governo, aggiunge, «è perfettamente consapevole dell'errore e la norma sarà corretta». In più, incalza il deputato Pd Gianclaudio Bressa, non è possibile «annunciare in un decreto che si farà un altro decreto per intervenire» nel caso in cui la Commissione diretta da Enrico Giovannini non abbia completato i suoi lavori nel tempo previsto. «Lo si fa e basta – sottolinea Bressa –, ma annunciare in un decreto un altro decreto diventa incostituzionale. E noi ci siamo pronunciati solo su questo aspetto, non certo nel contenuto».

La norma in questione, il comma 7 dell'articolo 23 del decreto, prevedeva che la Commissione presieduta dal vertice dell'Istat Enrico Giovannini avesse tempo fino al 31 dicembre 2011 per depositare lo studio comparativo delle indennità dei parlamentari. Ma aggiungeva che, se questo non fosse avvenuto, il governo avrebbe provveduto «con apposito provvedimento d'urgenza». Commettendo così, osserva ancora Bressa, «un errore da matita blu».

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