Confesercenti e i megamarket:
non sono l'unico sbocco alla crisi

«I centri commerciali non sono l'unico sbocco alla crisi occupazionale». Così Confeservcenti interviene dopo l'annuncio dello stop, annunciato da Tito Lombardini, alla struttura che avrebbe dovuto essere realizzata all'edx Honegger di Albino.

«I centri commerciali non sono l'unico sbocco alla crisi occupazionale». Così Confeservcenti interviene dopo l'annuncio dello stop, annunciato da Tito Lombardini, alla struttura che avrebbe dovuto essere realizzata all'edx Honegger di Albino.

Confesercenti, si legge in un comunicato, «aveva già messo in evidenza i limiti dell'operazione». E il presidente Ambrosioni aggijnge: «Esistono alternative alla grande distribuzione: le riconversioni industriali devono mantenere la loro vocazione produttiva e innovativa. Un esempio? L'ex cartiera Pigna di Alzano»

L'abbandono del progetto Honegger da parte della Lombardini - spiega l'associzione degli esercenti bergamaschi - conferma quanto Confesercenti sostiene da tempo: il progetto aveva certamente nelle premesse dei giusti riferimenti alla crisi del tessile in Val Seriana, agli interessi della realtà produttiva Honegger e alla questione occupazionale, ma già in partenza era apparsa lontana dal rispondere al generale interesse del territorio: difficilmente avrebbe contribuito a un effettivo rilancio economico.

L'accordo di programma regionale avente ad oggetto la riconversione dell'area Honegger si inseriva infatti in un quadro economico già molto critico per i dati sull'andamento occupazionale e quelli relativi ai consumi, che suggerivano a qualsiasi operatore commerciale molta oculatezza negli investimenti e chiedevano al territorio, alle istituzioni, alle parti sociali, uno sforzo per elaborare risposte complesse al fine di evitare una tendenza che sembra a senso unico in tutta la provincia, ovvero la riconversione in aree commerciali degli storici insediamenti industriali sulla via della dismissione.

Secondo Confesercenti, invece, esistono altre vie da percorrere, a partire dal rafforzamento delle reti dei negozi di vicinato. I distretti del commercio, ad esempio, possono diventare un nuovo volano per la piccola e media impresa orobica. Oltre ai dubbi sull'operazione sotto il profilo economico ed occupazionale, la nostra associazione nutriva anche molte riserve sul fatto che essa rispondesse a reali necessità di ammodernamento e riqualificazione della rete commerciale locale, che a nostro avviso già si presenta dotata di un equilibrato mix di piccole, medie e grandi superfici.

«In particolare - prosegue Confesercenti -, con riferimento al possibile impatto sulla rete commerciale, avevamo osservato che da una più oculata analisi del potenziale volume di consumi da assorbire e da una più attenta valutazione della rete esistente, sarebbe stato possibile fin dall'inizio prevedere che, per caratteristiche dimensionali e tipologiche, il centro commerciale non poteva trovare spazio. Certamente, come sempre abbiamo denunciato, l'analisi presentata solo pochi mesi fa in Regione Lombardia non teneva in giusta considerazione la concorrenza di diversi altri grandi operatori commerciali insediati nell'arco di uno-due chilometri da quello ipotizzato, ciò che avrebbe portato a conclusioni meno ottimistiche circa l'impatto sulla rete commerciale dei paesi della Valle Seriana, già messa a dura prova negli anni scorsi come evidenziato in parte dai dati relativi alle strutture commerciali nell'intorno territoriale».

E ancore: «Riempire la provincia di nuovi centri commerciali non può e non deve essere l'unica soluzione alla crisi occupazionale e produttiva. Esistono valide alternative, come l'esempio virtuoso dell'ex cartiera Pigna di Alzano Lombardo». 

«Le aree industriali devono essere sì riconvertite, conservando però la loro vocazione produttiva – sottolinea il presidente di Confesercenti Giorgio Ambrosioni -. Il modello da seguire può essere quanto sta prendendo forma nell'area della cartiera Pigna: un'operazione di rigenerazione urbana che contempla anche alcuni aspetti commerciali, ma in forma nuova e complementare alla rete esistente. Invece dei preventivati spazi commerciali, che avrebbero intaccato la rete dei negozi storici, si è convenuto di realizzare la cittadella dell'energia, contenitore in grado non solo di mantenere una forte e qualificata presenza produttiva, ma anche di rilanciarla grazie all'alto contenuto di innovazione del progetto».

«Esempi come questo - prosegue - possono davvero contribuire ad avviare la ripresa del territorio, promuovendo uno sviluppo sostenibile che possa anche creare nuovi posti di lavoro senza per forza provocarne la perdita di altri».

Confesercenti auspica pertanto che le parti in causa si confrontino in modo costruttivo su una soluzione meno miope di quella che si stava delineando, di cui oggi sembra rimanere solo l'aspetto immobiliare.

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