Treviglio, uccisa dal marito
Inquilini e coop divisi nel ricordo

Uniti nel ricordo di Silvia, ma divisi sul metodo. È la sintesi del disagio degli inquilini del condominio di piazza della Repubblica dove la mattina del 12 ottobre 2010 Silvia Betti, impiegata di 48 anni, venne uccisa dal marito Luigi Marenzi.

Uniti nel ricordo di Silvia, ma divisi sul metodo. È la sintesi del disagio degli inquilini del condominio di piazza della Repubblica dove la mattina del 12 ottobre 2010 Silvia Betti, impiegata di 48 anni, venne uccisa dal marito Luigi Marenzi.

Nel condominio, proprio nella stessa abitazione della vittima, sabato scorso è stata inaugurata la Casa rifugio donata alla cooperativa Sirio dalla famiglia di Silvia Betti. In quell'occasione però è stato notato che nessun altro inquilino del condominio era presente e si è pensato a una forma di dissenso. Infatti da quando Silvia Betti è stata uccisa, un foglio affisso alla porta dell'appartamento segnalava il sequestro dell'abitazione continuando a ricordare ai condomini quel tragico evento. Nei mesi scorsi quel foglio è stato tolto, ma da quando la Sirio è subentrata ha apposto una targa sulla porta con il nome della vittima, data di nascita e data di morte.

«Quella targa ci sembra una lapide, noi Silvia ce la vogliamo ricordare viva, allegra e sorridente - dicono i condomini - inoltre abbiamo fatto un'assemblea di condominio e all'unanimità ci siamo detti contrari alla targa». I condomini spiegano che nessuno della Sirio era presente all'assemblea. Che la casa poi fosse stata donata alla cooperativa Sirio lo hanno appreso dalla stampa, così come per la festa d'inaugurazione della Casa rifugio. «Non ci ha contattato nessuno della cooperativa e e sabato, visto che la ferita è ancora viva in noi, nessuno se l'è sentita di entrare in quella casa». La responsabile della cooperativa Sirio ha commentato: «Siamo davvero spiaciuti dell'assenza dei condomini, i genitori di Silvia meritavano un gesto di solidarietà e di vicinanza da parte degli altri residenti. Rispettiamo la loro decisione, ma non la condividiamo». I condomini respingono le accuse di volere mettere sotto silenzio la vicenda: «Siamo stufi di essere accusati di omertà. Noi siamo una grande famiglia e Silvia ne faceva parte, vorremmo ricordarcela così com'era nel quotidiano, sorridente socievole e positiva, mai un accenno di arrabbiatura nemmeno nei confronti del marito. Nulla ci avrebbe portato a sospettare che le aspettava una sorte del genere. Siamo ancora scossi dalla vicenda perché in noi è ancora vivo il ricordo di quel giorno. Quella targa ci angoscia perché non ci ricorda Silvia, ma un fatto tragico. Per noi Silvia rimarrà sempre nel nostro cuore indipendentemente da una targa». E i condomini hanno tenuto a sottolineare la loro vicinanza alla vittima anche nel momento più tragico: «Appena ci siamo accorti di cosa stava succedendo ci siamo precipitati in casa, abbiamo fatto di tutto per salvarla ma ormai era troppo tardi, Silvia è morta tra le nostre braccia, non è mai stata lasciata sola». Da Sirio prendono atto del disagio dei residenti e annunciano una soluzione. «Non vogliamo assolutamente creare polemiche e qualora la targa non fosse gradita saremmo disponibili anche a portarla all'interno dell'abitazione - fa sapere Facchetti - Nessuno vuole che il nome di Silvia venga associato a polemiche così sul citofono verrà scritto «Casa Silvia» e basta. Ci auspichiamo che la casa rifugio possa dare speranza alle donne in difficoltà in ricordo di Silvia e di tutte le donne vittime di violenza».

Roberto Conti

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