I nuovi treni per Bergamo?
La politica si faccia sentire...

«Così arriviamo a Bergamo in perfetto ritardo, e tutto è stato abbastanza regolare. Le carrozze erano gelate, ma, come si sa non c’è niente da fare, per averle calde in partenza bisognerebbe tenere il treno sotto carica tutta la notte».

«Sono le 6,50 quando arriviamo a Treviglio, e qui due problemi sono già risolti. Perché nelle carrozze c’è un pigia-pigia da soffocarci: 1.400 viaggiatori su treni che hanno 1.000 posti a sedere. Poi quello dell’orario, che nessuno rispetta, perché tra Treviglio e Milano è matematicamente impossibile viaggiare a tempo giusto nelle ore di punta. Sono circa 100 treni che arrivano tra le 6 e le 8 del mattino e partono tra le 6 e le 8 di sera. Su ogni linea i convogli viaggiano a pochi minuti l’uno dall’altro: basta che il primo abbia un ritardo di 10 minuti perché il secondo lo abbia di 20 e il terzo di 30».

Aveva ragione Giorgio Bocca, quando per raccontare la migrazione quotidiana dei pendolari scelse i treni di quelli lombardi che raggiungevano Milano: erano gli anni ’60, quelli del boom economico, ma queste parole sembrano scritte ieri, perché per i pendolari bergamaschi sono sempre tempi duri. Quelli di percorrenza per Milano, per esempio, non sono granché migliorati, e difficilmente si riesce a stare sotto i 50 minuti, più facilmente si sfiora l’ora. Ritardi permettendo.

Il materiale rotabile è sì migliorato, nel senso che almeno i mitici «centoporte» con sedili in legno dei quali Bocca racconta in altre parti del suo articolo (poi apparso in diversi sui libri) se ne sono andati in pensione. Ma l’età media dei treni lombardi, lo dice un comunicato di Trenord del febbraio di quest’anno, è di 20 anni. Certo, con il progressivo arrivo da qui all’Expo dei 63 treni attesi (da anni...) «metà della flotta avrà meno di 7 anni» spiega un altro comunicato più recente di Trenord. Ma è chiaro che non può bastare.

Martedì sera, intervenendo a «Bergamo in diretta», il sindaco Giorgio Gori ha parlato di «partita con la Regione per l’allocazione di nuovin treni». Nel senso che finora sulle linee per Bergamo ne è arrivato solo 1 (dicasi uno...) e che le prospettive per il futuro sono incerte. Per non dire incertissime. Alle porte c’è l’Expo e pure il rischio che i treni restino a Milano e su quelle linee dove ci sarà maggiore pressione.

E qui la palla passa necessariamente ai politici bergamaschi in Regione: a loro il compito di esercitare le giuste pressioni a sostegno dei pendolari bergamaschi e delle loro istanze. Anche perché Trenord è al 50 per cento della Regione Lombardia tramite la controllata LeNord, e quindi gli strumenti per farsi sentire ci sono. A meno che non interessi di più farsi sentire per qualche posto nei vari Cda per gli amici degli amici invece che farsi carico delle legittime (e giuste istanze) dei pendolari bergamaschi. Se così fosse, di treni ne perderemo ancora parecchi.

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