L’Isrec, la Torre dei Caduti e la memoria
«Perché celebrare Antonio Locatelli?»

«Perché nel 70° della vittoria sul nazifascismo Bergamo mette al centro del suo ricordo della Prima guerra mondiale, un eroe della rivoluzione fascista, il cui busto è nella Torre?».

«Come tanti altri cittadini abbiamo ricevuto l’invito all’inaugurazione della Torre dei Caduti, che si terrà il prossimo 24 maggio. Ci felicitiamo con l’Amministrazione e gli Enti che hanno investito per il recupero di un luogo storico della città, ma come Istituto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea poniamo una questione di memoria» comincia così la lettera dell’Isrec, l’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, che vede come presidente Angelo Bendotti e direttrice Elisabetta Ruffini.

«Nel centro del sacrario della Prima guerra mondiale al primo piano della Torre è posto il busto di Antonio Locatelli, eseguito dallo scultore Giovanni Avogadro, acquistato dal Comune di Bergamo nel 1936 e nel 1937, dopo essere stato esposto per diversi mesi nella Sala degli Specchi, dal Podestà donato alla costruenda Casa Littoria (oggi Casa della Libertà).

Non è qui il luogo per ricostruire come all’indomani della morte di Locatelli la Bergamo fascista fu percorsa dalla smania di dedicare busti a Locatelli, che Mussolini defniva “una delle anime più pure ed intrepide del fascismo”. Locatelli era morto a Lekemti nel 1936, in Africa Orientale, partito volontario per la guerra nel gennaio: lì, in quanto pilota, bombarda le città, già “rese inabitabili – scrive- dai gas degli aerei”. E non esita a giudicare questa sua opera di sterminio “un lavoro grandissimo”, che descrive in una lettera alla madre del 23 marzo 1936: “Ho volato già 4 volte su Harrar, 5 su Gaggiga, due su Dire Daua ed ho lanciato bombe con una precisione che potrai ammirare dalle mie fotografie fatte con la Leica [...]. I nemici oppongono resistenza al centro, ma li teniamo bombardati che non possono più mostrarsi alla luce del sole, saranno sgominati, sterminati e se vorranno resistere correranno il rischio di morire di fame. Sai che non possono muovere un autocarro senza che noi lo sappiamo e lo bombardiamo? Insomma un divertimento unico in barba ai nostri amici inglesi che avranno il mal di pancia a tutte le notizie delle nostre azioni travolgenti, e specialmente a sapere che sul lago Tana stanno già scolpendo nel granito una gigantesca figura del Duce”. Nell’odio contro gli inglesi, “i porci”, e nella ferocia nel seminare la morte (”quando vedevo le bombe centrare le case, distruggere[...] incendiare la cittadina in molti punti contemporaneamente, io che di solito sento un pò di pietà per il nemico, gioivo”) ritorna l’eco del fascismo rivoluzionario che aveva visto Locatelli protagonista e per cui il fascismo della normalizzazione lo aveva esiliato alla carica di podestà di Bergamo».

«Varrà allora la pena sottolineare che il busto della Torre dei caduti non si trova lì a sottolineare “il significato assunto (dalla Torre) all’epoca della costruzione: luogo commemorativo in onore dei caduti della Grande guerra”, come recita il sito di Bergamo nella storia. Pare piuttosto più plausibile che sia stato ricoverato lì quando Casa Littoria è diventa Casa della Libertà e, per un momento, Bergamo ha voluto mettere in soffitta la memoria di un eroe fascista (solo nel 1945 a Bergamo non si è tenuta la rituale commemorazione in occasione dell’anniversario della morte di Locatelli)».

«E qui sorge allora la domanda: perché nel 70° della vittoria sul nazifascismo Bergamo mette al centro del suo ricordo della Prima guerra mondiale, un eroe della rivoluzione fascista? Possibile che non si ricordi, in modo imperituro, il significato che ha avuto quella Torre e i caduti veri delle Prima guerra mondiale, non Locatelli, nel novembre 1943, quando grazie ad alcune audaci donne bergamasche il IV novembre si era trasformato in una protesta contro l’occupante e il suo alleato fascista, nata dal basso e che aveva per arma mazzi di crisantemi?»

«I luoghi raccontano la storia delle città, ma anche le loro memorie. Ognuno in quanto cittadino è chiamato ad essere responsabile della memoria della sua città ed è per questo che chiediamo all’Amministrazione di considerare se non è giunta l’ora di fare i conti con la memoria di Locatelli, di guardare alla sua figura storica, al suo significato nella storia del fascismo nazionale e chiedersi perché continuiamo a ritenere eroe cittadino un rivoluzionario fascista, dimenticando donne come Emma Coggiola, Mimma Quarti, Bianca Artifoni, Velia Sacchi che seppero spendere la loro intelligenza, giovinezza e passione per liberarsi dalla società fascista, dalla sua violenza e dalla sua falsità. Guardando all’Europa viene da pensare a una donna francese ma d’origine italiane e che con donne italiane sofferse nei Lager tedeschi e con lei osare gridare: “la verità, vale a dire la trasparenza nei rapporti tra gli uomini” (Charlotte Delbo)».

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