Lorusso teste, indizi a raffica
La difesa: Yara e Bossetti estranei

Una deposizione di cinque ore, quella di Lorusso, che di fatto ha puntellato il castello delle accuse, con qualche dettaglio inedito.

Le risposte del colonnello Michele Lorusso, comandante dei carabinieri del Ros di Brescia ricompongono il puzzle di un’inchiesta elefantiaca, fatta da una piramide di dati, cifre, intercettazioni, foto e strisce di telecamere.

«Un’inchiesta pazzesca» l’ha definita tempo fa la pm Ruggeri. I fatti lo dimostrano. Per dare un nome a Ignoto 1, i militari del Ros hanno dovuto ripercorrere l’albero genealogico dei Guerinoni fino all’anno Domini 1715 e per dare consistenza all’accusa hanno messo nei faldoni anche le foto postate dall’imputato su Facebook. Dalla puntuale ricostruzione degli ultimi sms e delle telefonate fra Yara e un’amica si è passato agli esperimenti di cronometraggio per capire i movimenti di chi la vide per l’ultima volta in palestra. Quanto alle telecamere, Lorusso ha confermato che «nessuna è riuscita a targare i mezzi», ma ha aggiunto come si è giunti a stabilire i «ripetuti passaggi del furgone di Bossetti» attorno alla palestra. La deposizione è poi approdata al giorno del ritrovamento del cadavere «in un campo impervio», all’analisi dei vestiti di Yara e di quella tasca che conteneva tutto: chiavi, batteria del cellulare, iPod, guanti e sim del telefonino. Ma l’attenzione in un silenzio spettrale è stata fissata sugli indumenti intimi della tredicenne. Il colonnello dei Ros si è soffermato sui 4 profili genetici trovati sul corpo di Yara: uno noto, quello di un’insegnante della palestra, Silvia Brena, gli altri 3 ignoti: due su due dita dei guanti, uno sullo slip della ginnasta. Quest’ultimo «non può che essere dell’aggressore» ha sentenziato Lorusso.

«Ormai è chiaro – insinuano gli avvocati – l’accusa vuol sostenere che Bossetti e Yara si conoscevano, ma le testimonianze sono di segno opposto». Il profilo della vittima stilato dal Racis (unità analisi crimini violenti) – fanno notare i legali – parla di una ragazzina che non avrebbe mai frequentato un quarantenne. «Una ragazzina che difficilmente si sarebbe messa nei guai», conferma Lorusso rispondendo agli avvocati. L’utenza di Bossetti – insiste la difesa – compare nei tabulati telefonici di Yara? «No». E nei computer? «Neppure». L’arma del delitto non è stata trovata, così come il «corpo» del telefono di Yara, che potrebbe custodire segreti.

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