Martedì i legali ritentano a Roma:
Bossetti ai domiciliari col braccialetto

«Dopo oltre un anno di carcere, non c’è più ragione che Massimo rimanga in cella, in attesa di giudizio: eventuali esigenze cautelari (in cui ovviamente non crediamo: per noi dovrebbe tornare in libertà) possono comunque essere garantite anche con il nostro assistito agli arresti domiciliari, magari con il braccialetto elettronico».

I difensori del muratore di Mapello accusato del delitto di Yara lo ripeteranno anche martedì, davanti ai giudici della Corte di Cassazione, chiamati a decidere sull’ultima istanza di scarcerazione. Con il clamore del processo ormai iniziato davanti alla Corte d’Assise, l’appuntamento di martedì 7 luglio a Roma è rimasto sullo sfondo. Ma i legali ci credono.

«Le regole della custodia cautelare in questi ultimi mesi sono cambiate e la Corte dovrà tenerne conto - osserva Salvagni - la tendenza è quella di evitare la custodia in carcere se non strettamente necessaria. Noi crediamo che Bossetti, dopo oltre un anno in prigione, possa trascorrere il tempo del processo agli arresti domiciliari, anche con il braccialetto elettronico, e che questo possa efficacemente far fronte al supposto pericolo di reiterazione del reato».

Il ricorso di cui la Suprema Corte si occuperà è quello con cui la difesa impugna la seconda sentenza del Tribunale del Riesame di Brescia, che confermava il carcere per Bossetti. Era il 10 marzo di quest’anno e si trattava del sesto «no» di fila all’uscita da via Gleno del muratore di Mapello (già negata tre volte dal gip, due dal Riesame e una dalla stessa Cassazione).

Il ricorso della difesa era (ed è) basato su presunti punti deboli della prova del dna, quella che al momento incastra Bossetti. Sarebbe clamoroso se Bossetti dovesse lasciare il carcere a processo appena avviato. Visti i pronunciamenti precedenti, appare però davvero difficile che questo possa accadere.

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