Mozzo, overdose di insulina
Per il pm è tentato omicidio

L’overdose di insulina che ha spedito in coma un ventunenne marocchino tetraplegico è stato un tentato omicidio. È la nuova ipotesi di reato su cui sta lavorando il pm Maria Cristina Rota, un’ipotesi che contempla ancora il possibile errore ma che, in un certo senso, indirizza l’indagine.

Il fascicolo non ospita ancora indagati, ma potrebbe essere questione di giorni. Perché il magistrato ha in animo il conferimento di una consulenza a un medico legale e un eventuale esame potrebbe comportare, come atto dovuto, l’iscrizione del registro degli indagati di persone (sia parenti che dipendenti della struttura) che in quelle ore hanno avuto a che fare con il giovane, non foss’altro per consentire loro di nominare un consulente che possa fare da controcanto all’esperto della Procura.

Quest’ultimo sarà chiamato a spiegare le ragioni della crisi ipoglicemica che ha colto il ventunenne nella notte tra sabato e domenica scorsi, rendendo necessario il trasferimento nel reparto di terapia intensiva del «Papa Giovanni». Da un primo referto stilato dai medici dell’ospedale risulterebbe come causa un’iniezione di insulina, in dosi talmente massicce da escludere l’errore. Tanto più che Abdelmajid, diventato tetraplegico dopo aver battuto il capo durante un tuffo nella fontana di piazzale Alpini a giugno, non era sottoposto a questa terapia. Insomma, è l’ipotesi degli investigatori, chi ha praticato l’iniezione voleva la morte del giovane.

I carabinieri stanno cercando la confezione di insulina somministrata al ragazzo e per questo motivo il pm ha disposto il sequestro dei sacchi della spazzatura del centro di riabilitazione di Mozzo. Saranno esaminati i lotti e, qualora ne venisse trovato uno che non corrisponde a quelli utilizzati nella struttura sanitaria, si cercherà di capire in quale farmacia sia stato acquistato. È questa la strada che potrebbe condurre al presunto responsabile. Perché gli inquirenti sospettano che chi ha somministrato la sostanza possa essere estraneo alla struttura.

Tra coloro su cui per il momento ricadono dubbi ci sono i genitori del ragazzo. Il padre, Mohammed Kassoudi, venditore ambulante, è diabetico e assume insulina: dunque, ragiona chi indaga, in casa della sostanza c’era disponibilità. Che si sia trattato di un tentativo di eutanasia è una delle ipotesi prese in considerazione. Abdelmajid, stando a quanto raccolto dagli investigatori, non avrebbe mai manifestato la volontà di farla finita. Ma non è escluso che qualcuno dei suoi cari, di fronte alla prospettiva di vederlo su una sedia a rotelle a vita, sia stato preso dallo sconforto e abbia optato per il gesto estremo.

Intanto, dal «Papa Giovanni», cui l’ex Casa degli Angeli fa capo, fanno sapere che «le condizioni del ragazzo sono stabili, ma la prognosi resta riservata, in considerazione della situazione clinica precedente» e che «l’azienda ospedaliera sta collaborando attivamente con gli inquirenti e attende con serenità l’esito degli accertamenti in corso».

© RIPRODUZIONE RISERVATA