Non era stata una visita a luci rosse
Da 5 anni di pena all’assoluzione

Una visita a luci rosse, così era stata valutata dai giudici di primo grado che nel luglio del 2012 avevano condannato un medico di base, ora cinquantunenne, residente a Terno d’Isola (dove ha anche l’ambulatorio), a cinque anni e tre mesi per violenza sessuale e a un risarcimento provvisionale di 10 mila euro.

Lunedì 2 febbraio, invece, la corte d’appello di Brescia ha ribaltato il verdetto, assolvendo l’imputato perché il fatto non costituisce reato. Durante la visita il medico - era la convinzione dell’accusa - avrebbe allungato le mani, confidando forse nel fatto che la bella e spaesata ivoriana di 31 anni, appena giunta in Italia, non avrebbe avuto il coraggio di denunciare.

Invece la donna s’era rivolta ai carabinieri. Il camice bianco era accusato di aver compiuto un’ispezione anale e una vaginale ritenute dai giudici di primo grado tutt’altro che necessarie. Inoltre, stando a quando raccontato dalla presunta vittima, l’avrebbe fatto mentre nello studio era presente una bimba di tre anni, figlia della cugina dell’ivoriana. Dettaglio, quest’ultimo, che il medico ha invece sempre negato.

«La sentenza di assoluzione - ha dichiarato Bonomo - dimostra che il medico aveva fatto tutti gli accertamenti necessari e che s’era reso protagonista di una manovra, sì, invasiva, ma corretta». 

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