«Quel distributore s’ha da abbattere»
A Bergamo la disfida del benzinaio

A Bergamo scoppia la disfida del benzinaio. L’impianto di via Baschenis è chiuso da un mese per via di una norma nazionale.«Va abbattuto», dice il Comune. Ma i gestori lo ritengono una sorta di monumento. Cercasi «antica» fotografia.

È stata, a quanto risulta, la prima stazione di servizio di Bergamo costruita nel 1938 su terreno di proprietà comunale. Ad imporre la sua chiusura è stato il Comune attraverso una ordinanza accettata senza alcuna contestazione da parte della proprietà, la società Ernesto Rondini che entro la fine del 2016 dovrà restituire il terreno comunale.

Terreno che le è stato ordinato di ridare nello stato in cui era prima del 1938. Questo ordine comporta che l’area occupata dalla stazione di servizio dovrà essere bonificata. E poi che tutte le sue strutture dovranno essere demolite, compreso l’intero edificio costruito quasi un secolo fa e nella quale si trova oltre all’ufficio del chiosco anche una piccola officina e un lavaggio (che dovranno cessare a breve la loro attività).

Contro quest’ultimo ordine la proprietà ha invece deciso di opporre dissenso. «Scelta che consideriamo incomprensibile – afferma l’amministratore unico della Ernesto Rondini, Cesare Radaelli – anche in considerazione del fatto che noi siamo disposti a donare tutto al Comune. Ci sembra assurdo demolire l’edificio del chiosco che ha sicuramente un importante valore di testimonianza storica».

Cercasi fotografia degli anni ’30
Ormai solo i più anziani residenti di Bergamo possono ricordarsi come fosse l’area del distributore prima che fosse costruito. Chi avesse una fotografia può inviarla (o contattare la nostra redazione) scrivendo a [email protected].

Le fotografie raccolte contribuiranno ad arricchire il patrimonio dell’iniziativa avviata attraverso Storylab. Si tratta del progetto di raccolta di immagini per raccontare la storia dei luoghi, le loro trasformazioni, le tradizioni, le vicende pubbliche e private, per ricordare da dove veniamo e non dimenticare ciò che siamo stati.

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