Zogno, la Manifattura rinvia gli esuberi

I problemi della Manifattura Valle Brembana restano, ma per il momento non partono ancora provvedimenti per una riduzione del personale. Ieri sindacati e direzione dell’azienda tessile di Zogno si sono incontrati per valutare la situazione in merito all’avvio della joint-venture in Cina che comporterà lo spostamento di 96 dei 216 telai attualmente in funzione a Zogno.

L’operazione, che inizialmente avrebbe dovuto essere effettuata a settembre ha registrato, secondo quanto si apprende, un ulteriore rinvio: da questo deriva anche lo slittamento della riorganizzazione del personale collegata all’operazione. Con questo rinvio di tempi restano però immutati i problemi di competitività delle produzioni base, una volta il cuore dell’attività della Manifattura, che la direzione intendeva risolvere proprio con l’avvio della joint-venture in Cina: e a questo punto l’opzione indicata per far fronte ai livelli di produzione è quella del ricorso alla cassa integrazione ordinaria.

Sui dettagli dell’operazione e sull’andamento del progetto Cina i sindacati riferiranno questa mattina all’assemblea dei lavoratori (540 tra operai e impiegati).

La Mvb aveva siglato alla fine di maggio con la Huafeng Textile International Group Limited, holding finanziaria di Hong-Kong specializzata nel settore tessile, un accordo per la nascita di una nuova società, la «Huafeng MVB Company Limited», controllata al 51% dal gruppo cinese e al 49% dalla Manifattura Valle Brembana, per la produzione di tessuti per camiceria in cotone. L’accordo prevede che il capitale della nuova società (pari a 7,61 milioni di euro) venga apportato in contanti da parte dei partner asiatici e attraverso il conferimento di macchinari (i già citati 96 telai) da parte della Mvb, che avrà poi la competenza per quanto riguarda ricerca e sviluppo, qualità, design, finitura e commercializzazione delle produzioni cinesi che saranno interamente acquistati dalla stessa Mvb.

L’azienda aveva già sottolineato che il progetto cinese deve servire ad assicurare il futuro dell’azienda, con lo spostamento della produzione del prodotto base in un Paese dai costi competitivi, in modo da poter mantenere e sviluppare a Zogno le produzioni con maggior contenuto di design, fantasia e tecnologia. Lo spostamento di circa il 40 per cento dei telai comporterebbe peraltro una sensibile riduzione del personale addetto alla lavorazione, in termini non precisamente quantificati negli incontri con il sindacato e con modalità tutte da concordare.

Il nuovo rinvio dell’operazione Cina, anche se evita al momento effetti traumatici sull’occupazione dello stabilimento di Zogno, non cambia la situazione per quanto riguarda le prospettive dell’azienda e quindi anche per i posti di lavoro in Valle Brembana. In una fase difficile per l’occupazione vallare comunque non è stato aperto un nuovo fronte di crisi.

(10/02/2005)

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