Confcooperative: un ruolo sempre più incisivo tra le piccole e medie imprese bergamasche

Il 2004 è stato un anno intenso di impegni che hanno consentito alla Confcooperative di Bergamo di rafforzare il suo ruolo nel contesto territoriale. Questa mattina, nel corso dell’assemblea annuale, si sono tirate le somme di una stagione caratterizzata, tra l’altro, dal riordino della materia cooperativa.

Nel quadro dell’economia italiana, purtroppo, il ritornello è sempre lo stesso ormai da mesi: è urgente che il nostro Paese ritrovi al più presto un cammino di crescita vigorosa e durevole, un tema che tocca soprattutto le piccole e medie imprese, che oggi non sono più in grado di competere, non crescono, con il rischio, anzi la quasi certezza, di essere estromesse dal mercato. Il fenomeno riguarda anche le realtà produttive della nostra provincia, in passato esempio significativo di produzione di ricchezza. Oggi spopolano le imprese «over-size» dove le aziende locali si perdono, specialmente quelle che non hanno predisposto per tempo rafforzamenti finanziari, iniziative di integrazione, ammodernamenti produttivi e organizzativi.

Il presidente della Confcooperative di Bergamo, Mario Venturi, è stato esplicito: dalle istituzioni, dagli enti, dalle forze politiche e dagli amministratori locali non si pretendono privilegi o forzature, ma iniziative che consentano di valorizzare le opportunità, soprattutto negli spazi dove l’impresa cooperativa può fare meglio di altre realtà per creare occupazione, sviluppare sussidiarietà, produrre ricchezza, generare coesione sociale, coltivare solidarietà.

Nella bergamasca - è stato sottolineato durante l’assemblea - l’emergenza è quella di superare l’organizzazione industriale dei vecchi distretti per poter dare il via a tavoli di confronto dove tutte le parti sociali scendano in campo per dare risposte innovative e concrete a crisi importanti come quella della meccanica in Val Brembana, del tessile in Val Seriana e del legno in Val Imagna.

E la Confcooperative si candida a raccogliere le sfide presenti e future, a fianco delle istituzioni, delle parti sociali, del mondo ecclesiale e della società, per costruire un progetto di crescita e sviluppo nel territorio bergamasco.

Quanto alle cifre, lo scorso anno le cooperative hanno ben reagito alla crisi economica generale chiudendo il bilancio con un attivo di 471 milioni di euro, e un utile medio per impresa di 11.500 euro. Il bilancio sociale del 2004, documento con cui da due anni l’Unione di Bergamo riassume le proprie attività, conta 378 cooperative associate che rappresentano i due terzi delle cooperative associate a centrali nazionali e la metà delle cooperative esistenti a Bergamo, i soci sono in totale 49 mila, pari al 5 per cento sul totale della popolazione residente in provincia. Dal punto di vista dell’occupazione l’anno scorso le cooperative hanno aumentato i loro addetti del 7 per cento, in controtendenza con il dato degli altri settori economici che vedono una perdita di occupazione.

(12/03/2005)

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