Confindustra verso l'Assise, Mazzoleni:
«Stufi di una politica che non decide»

La rabbia e l'orgoglio. Il titolo del libro di Oriana Fallaci ben si attaglia allo stato d'animo degli industriali, a pochi giorni dalle Assise generali di Confindustria in programma sabato prossimo 7 maggio alla Fiera di Bergamo.

La rabbia e l'orgoglio. Il titolo del libro di Oriana Fallaci ben si attaglia allo stato d'animo degli industriali, a pochi giorni dalle Assise generali di Confindustria in programma sabato prossimo 7 maggio alla Fiera di Bergamo.

La rabbia per le irrisolte carenze, denunciate da anni, del Sistema Paese e per la latitanza della politica, in tutt'altre faccende affaccendata. «Come imprenditori siamo semplicemente stufi», sintetizza Carlo Mazzoleni, presidente di Confindustria Bergamo, nel presentare l'eccezionale appuntamento di sabato (le ultime Assise si svolsero a Parma quasi vent'anni fa, nel 1992).

«Stufi di ripetere da anni la solita elencazione di richieste che restano inascoltate dalla politica». L'elenco dei nodi irrisolti, in effetti, è sempre lo stesso: burocrazia pachidermica e inefficiente; infrastrutture da Terzo mondo; giustizia civile con tempi biblici; costi energetici elevatissimi; fiscalità opprimente; istruzione e formazione sorpassate; costo del lavoro pesante; e via elencando. «Quadro sconfortante, rischiamo il declino», conclude Mazzoleni.

La rabbia, dunque. Ma anche l'orgoglio per la tenuta delle imprese italiane, nonostante gli handicap del sistema-Paese: «Noi comunque - continua il presidente - restiamo la seconda nazione manifatturiera in Europa dopo la Germania, difendiamo bene le nostre quote di mercato mondiale, siamo leader in mille nicchie di mercato. Quindi, nonostante le carenze del Paese, l'industria italiana ha fatto miracoli: se potessimo competere ad armi pari con i nostri concorrenti, saremmo un'altra Germania. Ecco perché il Paese deve consentire alle imprese di scatenare tutte le loro potenzialità che sono enormi».

E orgoglio perché Confindustria ha scelto Bergamo per le sue Assise nazionali: «Siamo una delle associazioni territoriali più importanti e abbiamo dato tanto all'associazione nazionale in termini di classe dirigente, da Bombassei a Moltrasio, da Rocca a Pesenti». Mazzoleni, poi, non condivide l'impressione che vorrebbe, in questa fase, gli industriali bergamaschi un po' ridimensionati, come dimostrerebbero i rinnovi in Camera di Commercio e in Sacbo: «Non abbiamo mai portato avanti mai una politica di occupazione delle poltrone, abbiamo sempre agito per il bene del territorio. Non credo che il peso dell'associazione si possa misurare in termini di posti di comando. Per la Camera di Commercio abbiamo avuto per 18 anni il presidente, nella Sacbo saremo molto attenti nel sorvegliare che i futuri vertici della società - persone peraltro degnissime - tengano dritta la rotta e ci sia un pieno rispetto delle strategie condivise».

Ma torniamo ai temi delle Assise. «L'Italia da ormai dieci anni cresce con tassi annui dell'1%, salvo gli anni in cui è andata indietro. Abbiamo un problema di crescita, ci si attenderebbe che la politica mettesse in campo una strategia di cose da fare per il Paese, poche e importanti, in grado di rilanciare lo sviluppo e la competitività del Paese. I problemi, dalla disoccupazione al debito pubblico, non si risolvono se non si riprende un percorso di crescita: non lo dice solo Confindustria, lo hanno recentemente ribadito anche Mario Draghi e Mario Monti».

Sul banco degli imputati finisce la politica: «Abbiamo una classe politica - continua nel suo "j'accuse" Mazzoleni - che ha come orizzonte temporale la scadenza del suo mandato: la sua preoccupazione principale è di arrivare a fine mandato in condizioni tali da potere riconquistare il consenso. Così, i problemi non vengono affrontati e vengono rinviati, il che complica le cose perché a problema si somma problema. E invece ci vorrebbe una politica di lungo respiro, coraggiosa, in grado di prendere anche decisioni impopolari».

Il risultato di questa inerzia è che «ormai abbiamo accumulato un gap di competitività non solo rispetto alla Cina ma anche alla Germania e alla Francia». E il direttore di Confindustria Bergamo, Guido Venturini aggiunge: «Bergamo non è esente dai difetti della politica. Abbiamo sindaci di comuni in cui il manifatturiero ha portato ricchezza che spesso hanno un atteggiamento ostile nei confronti dell'industria».

Nonostante lo sconforto della classe imprenditoriale, alle Assise di sabato prevarrà la proposta rispetto alla protesta, garantisce Mazzoleni. «Sarà un momento molto democratico di confronto a livello di vita associativa: tutti gli imprenditori sono invitati ad avanzare le loro proposte, partecipando alla formulazione delle tesi».

E ci sarà spazio anche per l'autocritica: «Abbiamo - continua il presidente confindustriale - problemi di capitalizzazione, di dimensione dell'impresa, di innovazione del prodotto, della qualificazione del personale, dobbiamo internazionalizzarci di più. Sono tutte cose che dobbiamo fare, a patto però che la politica ci supporti nella legittima richiesta di un Paese moderno, efficiente e che consenta alle aziende di crescere e di creare nuovi posti di lavoro, attraverso, ad esempio, contratti di apprendistato per rilanciare l'assunzione dei giovani. I giovani sono il problema numero uno di questo Paese. E noi rischiamo di perdere una generazione intera».

Pierluigi Saurgnani

© RIPRODUZIONE RISERVATA