Metalmeccanici, si torna al lavoro
«Un autunno fra crisi e mobilità»

Con la riapertura delle aziende metalmeccaniche dopo la fermata agostana, molte delle quali hanno già ripreso l'attività, si torna a discutere su quelli che saranno i temi «caldi» dell'autunno per le circa 45 mila tute blu.

Con la riapertura delle aziende metalmeccaniche bergamasche dopo la fermata agostana, molte delle quali hanno già ripreso l'attività, si torna a discutere su quelli che saranno i temi «caldi» dell'autunno per le circa 45 mila tute blu della nostra provincia (27 occupate nell'industria e 18 mila nell'artigianato).

«Ciò che si prospetta è strettamente collegato alle situazioni di crisi iniziate a metà 2008 - afferma il segretario della Fim-Cisl di Bergamo Ferdinando Uliano - e che finora siamo riusciti a tamponare con gli ammortizzatori sociali». Innanzitutto bisogna tenere conto del fatto che «i livelli produttivi sono scesi del 20% rispetto al periodo precrisi» e la difesa occupazionale «ci vedrà impegnati affrontando le questioni della cassa integrazione (quella in deroga scade a fine anno, ndr) e dei contratti di solidarietà».

Occorre però fare i conti anche con le aziende che chiudono, per i cui lavoratori scatta la mobilità: «È qui che bisogna prendere in mano l'accordo Indesit e sindacati e aziende dovrebbero decidere insieme come gestire la reindustrializzazione del sito produttivo e la ricollocazione dei lavoratori attraverso processi di incentivazione, individuando il modo migliore per applicarlo sul territorio anche nel caso di imprese che non hanno le disponibilità economiche necessarie».

Altri temi di stretta attualità sono, secondo Uliano, la questione dell'attrattività degli investimenti da parte del territorio e l'aspetto dell'occupazione giovanile. In quest'ultimo caso «è importante facilitare l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro rilanciando il tema dell'apprendistato e avviando dei percorsi di stabilizzazione contrattuale».

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