Crisi, 1000 mobilità in un mese
Cisl: serve un'azione più adeguata

Si fa sempre più drammatica e consistente la perdita di posti di lavoro in provincia di Bergamo e continua infatti il trend negativo relativo all'aumento dei licenziamenti nella nostra provincia.In un mese si sono verificate 1000 mobilità.

Si fa sempre più drammatica e consistente la perdita di posti di lavoro in provincia di Bergamo e continua infatti il trend negativo relativo all'aumento dei licenziamenti nella nostra provincia. Anche gli ultimi dati relativi a luglio-agosto segnalano un ulteriore incremento rispetto agli anni precedenti. Una crisi che coinvolge in questi mesi soprattutto il tessuto delle pmi e dell'artigianato nei settori delle costruzioni, dei servizi/commercio e del manifatturiero.

Per questa ragione la Cisl di Bergamo ritiene che occorra superare la fase di immobilismo che caratterizza in questo periodo il ruolo delle istituzioni locali e della politica per mettere in campo, con urgenza, politiche del lavoro adeguate all'entità della crisi e progetti mirati per favorire investimenti in nuove attività produttive. «Un forte richiamo anche alle nostre controparti – dice Ferdinando Piccinini, segretario generale della Cisl di Bergamo -. A Confindustria e Impresa e territorio, innanzitutto, perché possano utilizzare al meglio l'ambito della contrattazione per favorire e incentivare con tutti gli strumenti possibili lavoro e nuova occupazione. Per questo riteniamo urgente l'avvio in tempi brevi di un confronto tra le parti sociali».

La Cisl esprime inoltre preoccupazione per gli sviluppi relativi agli ammortizzatori sociali in deroga per il 2013: «Occorrono in questa fase strumenti flessibili per frenare l'emorragia di posti di lavoro, con risposte veloci e tempestive a lavoratori e imprese. Stiamo purtroppo affrontando invece ritardi e eccessivi vincoli burocratici che rischiano di mettere in discussione l'agibilità effettiva degli ammortizzatori sociali - ha detto -. Siamo sempre più coinvolti nella profonda sofferenza e nel disagio sociale di tante persone che non possono rimanere confinati nelle statistiche. Serve che ognuno di noi faccia il possibile perché il lavoro e lo sviluppo siano finalmente visti come priorità politica di istituzioni e attori sociali e economici».

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