Beni rifugio, il ritorno dell'oro
È scattata la «lingottomania»

Torna il re dei beni rifugio ma nella veste più solvibile che ci sia. Fino a qualche anno fa l'oro aveva soprattutto la veste patinata del gioiello. La crisi ha cambiato le regole del gioco, riportandolo alla sua vocazione più antica: qualcosa di monetizzabile.

Torna il re dei beni rifugio ma nella veste più solvibile che ci sia. Fino a qualche anno fa l'oro aveva soprattutto la veste patinata del gioiello, impreziosiva un orologio, un ciondolo, un oggetto raro. La crisi ha cambiato le regole del gioco, riportandolo alla sua vocazione più antica, che esigeva la sua trasformazione in denaro contante nel più breve tempo possibile.

E se la gente, per far quadrare i conti, è sempre più costretta a vendere l'oro di famiglia, tante gioiellerie ormai non vendono soltanto, ma comprano anche oro, mentre al fondo della filiera esistono i cosiddetti «Banchi metalli», autorizzati da Bankitalia a ricevere l'oro e fonderlo, trasformandolo in lingotti e vendendoli al pubblico, cavalcando un investimento tornato appetibile vista l'incertezza dei titoli in Borsa e la crisi del mattone.

Al di là del fenomeno dei «Compro Oro», spuntati di recente come funghi un po' in tutta la provincia, per dare ai propri clienti un servizio più organizzato, un gruppo di 11 gioiellerie, 9 bergamasche e 2 bresciane, riunite all'interno del Consorzio «Orogioiello», fornisce una consulenza gratuita, segnalando da ormai un mese quotidianamente i suoi clienti a uno dei più importanti banchi metalli milanesi, la «8853» di Banco Villa, che vende direttamente i lingotti.

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