La Cgil: catastrofe in edilizia
Ora pesa la crisi nel commercio

I dati complessivi annuali dei lavoratori licenziati inseriti nelle liste di mobilità a Bergamo e in provincia confermano che la crisi non dà segno di diminuire d'intensità. «Catastrofico stato di salute dell'edilizia - scrive la Cgil - ma pesa la crisi nel commercio».

Alla vigilia di una nuova riunione della sottocommissione sugli ammortizzatori sociali, convocata in Provincia, la prima del 2013, l'ufficio studi della Cgil di Bergamo fornisce un esame analitico dei dati complessivi annuali dei lavoratori licenziati inseriti nelle liste di mobilità a Bergamo e in provincia.

Cifre alla mano, Luigi Bresciani, segretario generale provinciale della Cgil di Bergamo sottolinea alcuni fenomeni e commenta alcune tendenze. «I dati confermano ancora una volta la gravità della crisi che non dà, peraltro, segno di diminuire d'intensità, se è vero che la prima lista del 2013, in via di approvazione dalla Sottocommissione sugli ammortizzatori sociali, supera ancora una volta i mille licenziamenti, per l'esattezza: 1.053, di cui 577 in aziende medio-grandi (legge 223) e 476 in piccole imprese (legge 236)».

«Tra i fattori più critici emersi dall'analisi dei dati - prosegue -  ci sembra opportuno segnalare la conferma del carattere catastrofico dello stato di salute dell'edilizia (gli edili licenziati sono 2.998, il 33% dei licenziamenti), ma anche la crisi nel commercio che fa venir meno un settore che assorbiva manodopera degli altri comparti in difficoltà: i licenziati dal mondo del commercio e dei servizi erano il 2,5% del totale nel 2009, ora sono il 15,8% (2009=100, 2012=933)».

«Va sottolineato anche il forte aumento delle liste delle piccole aziende (quelle compilate ai sensi della legge 236, cioè quelle fino a 15 dipendenti): anno 2009=100, anno 2012=169,8 (media complessiva 100-143,7); c'è, invece, una certa stabilità nell'andamento delle liste delle aziende medio-grandi (che fanno riferimento alla legge 223, cioè le realtà sopra i 15 dipendenti): anno 2009=100, anno 2012=100,8».

La composizione interna quindi è mutata. «Nel 2009 le liste della legge 236 comportavano il 62,2% dei licenziati, nel 2012 il 73,5% (dunque quest'ultima percentuale di licenziati, se nulla cambia rispetto al presente, non avrà più lo sgravio contributivo per l'assunzione in un nuovo posto di lavoro, dal momento che l'agevolazione non è stata rifinanziata per il 2013)».

«Da tenere presente - conclude il sindacato - è anche il forte aumento degli stranieri licenziati: rappresentavano il 21% dei licenziamenti nel 2009, ora sono il 27,2% (2009=100, 2012=185). Infine i dati confermano la maggior facilità di licenziamento nelle piccole aziende (liste 236): il 46,9% dei licenziati l.236 ha meno di 2 anni di anzianità aziendale al momento del licenziamento (contro il 5,9% delle aziende l.223)».

Per la CGIL, dunque, restano prioritarie misure economiche di rilancio e sostegno allo sviluppo: i provvedimenti adottati in questi anni, tutti centrati sul mercato del lavoro e sulla riduzione di diritti e tutele, hanno dimostrato la loro totale inefficacia.

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