Ricami e camicie si alleano
E investono su un maxi laser

Per celebrare la prossima fusione che avverrà ad ottobre, il Ricamificio 3V di Curno, che fonderà la Virgy Chemises di Alzano Lombardo, ha investito in un nuovo macchinario, un ponte laser per ricami che, con i suoi 26 metri di lunghezza, è il più grande in Lombardia.

Per celebrare la prossima fusione che avverrà ad ottobre, il Ricamificio 3V di Curno, che fonderà la Virgy Chemises di Alzano Lombardo, ha investito in un nuovo macchinario, un ponte laser per ricami che, assicurano in azienda, con i suoi 26 metri di lunghezza, è il più grande in Lombardia: serve per incidere anche tessuti molto leggeri e per tagliare e permette di lavorare su più macchine per ricami di diversi tipi.

L'investimento, per un valore di oltre 150 mila euro, va nella nuova direzione intrapresa dalla 3V con l'alleanza con Virgy Chemises, ovvero incrementare il proprio fatturato (oggi di 1,7 milioni) del 50% nel prossimo triennio grazie soprattutto all'esportazione del marchio di camiceria e accessori Virgy 1991 e OZ10.

«La fusione è un'opportunità a cui stavamo pensando da tempo insieme al mio nuovo socio, Oliviero Zanchi, ex titolare della Virgy Chemises - spiega Marcello Vitali, amministratore delegato del Ricamificio 3V -: con Oliviero, infatti, ho potuto condividere negli anni, a partire dal lontano 1995, parecchi lavori in conto terzi e commerciali, apprezzandone la professionalità e l'artigianalità del prodotto».

L'idea di fondersi si spiega, oltre che per il motivo di abbattere le spese e i costi di gestione, «nell'ottica di crescere come brand soprattutto nel mercato straniero ma, per poterlo fare, era necessario unire l'innovazione tecnologica tipica della 3V al prodotto e al marchio della Virgy Chemises - prosegue Vitali -: il nostro obiettivo, infatti, sarà da una parte continuare il lavoro tradizionale del ricamificio e dall'altra lanciare nella camiceria un prodotto nostro di qualità medio-alta da distribuire in tutta Europa, in particolare Francia, Germania, Russia e Inghilterra dove il made in Italy è da sempre vincente».

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