Gli avvocati del lavoro:
«Il rito Fornero è da abolire»

Abolire il rito Fornero e rendere più efficaci gli strumenti di giustizia alternativa, come l'arbitrato, nell'ottica di una riduzione del contenzioso e di una maggior conciliazione da parte della pubblica amministrazione nel caso di vertenze intentate dai propri dipendenti.

Abolire il rito Fornero e rendere più efficaci gli strumenti di giustizia alternativa, come l'arbitrato, nell'ottica di una riduzione del contenzioso e di una maggior conciliazione da parte della pubblica amministrazione nel caso di vertenze intentate dai propri dipendenti, al fine di rendere più efficiente il processo del lavoro. A ciò si aggiunge la richiesta di regole semplici, chiare in modo da non essere oggetto di troppe interpretazioni che favoriscono la litigiosità.

Sono le principali proposte emerse sabato al convegno nazionale dei giuslavoristi organizzato da Agi (Associazione giuslavoristi italiani) al Teatro Sociale in Città Alta, che ha visto una folta presenza di avvocati del lavoro e della previdenza sociale e tra gli ospiti Susanna Camusso, segretario generale della Cgil. Quello del lavoro è un processo che quest'anno compie 40 anni, ma che nel tempo «è stato oggetto di alcune riforme che lo hanno reso più lungo e complesso - afferma Fabio Rusconi, presidente nazionale di Agi -: quando è nato, nel 1973, il rito del lavoro era invece stato molto apprezzato e preso come modello di riferimento in quanto costituiva un procedimento veloce ed efficace, mentre nel tempo gli interventi legislativi lo hanno reso sempre più farraginoso, a tal punto che sarebbe quasi opportuno ritornare alle origini».

Un processo che ha funzionato negli anni '70 ed '80 e che alcuni provvedimenti, tra cui da ultimo anche la riforma Fornero, hanno reso complicato: «Proprio per questo motivo, la prima cosa da fare è abolire il rito Fornero che ha moltiplicato le fasi processuali ingolfando la giustizia del lavoro - sostiene Ermanno Baldassarre, presidente dell'Ordine degli Avvocati di Bergamo e consigliere di Agi -: la richiesta che nasce dal nostro consesso è quella che il legislatore elimini questa riforma inutile e, per certi effetti, anche dannosa».

Dal convegno sono emerse anche alcune soluzioni volte a ridurre drasticamente le oltre 600 mila cause pendenti in Italia in materia di lavoro e, in particolar modo, di tipo previdenziale: «Occorre limitare l'accesso in Cassazione delle cause bagatellari (le meno importanti) identificando quelle più urgenti e, inoltre, è necessario ridurre drasticamente la prassi delle note scritte da cui discendono continui rinvii che allungano il processo che invece potrebbe essere definito in tempi molto più rapidi», afferma Fabrizio Miani Canevari, presidente della sezione lavoro della Corte di Cassazione.

Un ruolo importante per snellire il contenzioso potrebbe giocarlo l'arbitrato: «Questa forma di giustizia alternativa sarebbe efficace se si desse maggiore forza vincolante alle decisione dell'arbitro che dovrebbe diventare una figura di specialista», dice Fabio Rusconi. Così pure sarebbe necessario «procedere ad un deciso aumento della conciliazione da parte della Pa - aggiunge Ezio Siniscalchi, presidente del Tribunale di Bergamo -: oggi la pubblica amministrazione non fa transazioni e non concilia quasi mai aspettando solo la pronuncia del giudice per timore di prendere delle responsabilità, mentre sarebbe importante un deciso cambio di rotta».

Nel dibattito Susanna Camusso ha sottolineato: «Abbiamo un'eccessiva legislazione in materia di lavoro che sottrae spazio alla contrattazione sindacale: sarebbe opportuno che il legislatore non intervenisse a regolare qualsiasi cosa, ma desse regole certe e chiare che favorirebbero la contrattazione fra le parti sociali». E sulla riforma Fornero ribadisce: «Non serviva a nulla andare a modificare l'articolo 18, non è quella la strada per realizzare un vero cambiamento».

Filippo Grossi

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