Bancari, rabbia dopo la disdetta
Giovedì presìdi davanti agli istituti

«Siamo tutti nella stessa barca». Il messaggio è di Paolo Citterio, dirigente provinciale della Federazione autonoma bancari. Erano in 600 ai lavori dell'assemblea sindacale del gruppo Ubi. Durante lo sciopero generale di giovedì si presidieranno gli sportelli.

«Siamo tutti nella stessa barca, nessuno si deve sentire escluso». Il messaggio, forte e chiaro, è di Paolo Citterio, dirigente provinciale della Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, che al Centro congressi Giovanni XXIII (sala gremita con circa 600 presenze), ha aperto i lavori dell'assemblea sindacale del gruppo Ubi.

Obiettivo lo sciopero generale di giovedì per costringere Abi (l'Associazione bancaria italiana, che lo scorso 16 settembre ha disdettato il contratto nazionale, che nella nostra provincia riguarda circa 7 mila addetti) ad invertire - e da subito - la rotta.

Il contratto disdetto, secondo l'Abi ora andrà ridiscusso, ma ai bancari questo stop improvviso non piace affatto. Sulla questione fanno quadrato le sigle sindacali: ad affiancare Citterio, anche Giordano Alborghetti per la Fiba-Cisl, Maurizio Testa della Fisac-Cgil, Emanuelle Garlaschelli per Dircredito e Fabio Donarini della Uilca-Uil.

«Ci stanno scippando il bene più prezioso che abbiamo: il contratto nazionale. È una situazione senza precedenti e, sia ben chiaro, rischiamo tutti». Lo ha ribadito più volte, Citterio. «Non esiste lo scontro generazionale, giovani e vecchi e anche quadri direttivi (circa il 50% della categoria): tutti rischiano. Il 31 ottobre presidieremo tutti gli ingressi delle banche del territorio. In questo momento l'Abi ci misura e vuole capire come risponderanno i dipendenti degli istituti di credito».

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