Reintegro di un lavoratore: la Corte
d'Appello dà ragione alla Fiom

Anche il secondo grado di giudizio conferma, in sostanza, la sentenza del Tribunale di Bergamo che, il 19 dicembre scorso, aveva dato ragione al sindacato dei metalmeccanici Cgil sulla vicenda di un lavoratore della Abb Spa che «per troppo tempo e senza ragione era stato costretto al precariato».

La Corte d’Appello di Brescia con una sentenza del 1° ottobre - giunta oggi alla Fiom-Cgil, che ne ha dato notizia - «stabilisce solo una parziale riforma della sentenza del Tribunale di Bergamo dichiarando che una piccola parte dovuta al lavoratore a titolo di risarcimento del danno va restituita e "condanna A spa alla rifusione delle spese di ambo i gradi”».

La vicenda - spiega una nota del sindacato - è quella di Giacomo Radaelli, lavoratore 44enne di Dalmine, che ha lavorato come operaio generico (terzo livello) alla Abb Power Technologies Spa dal 9 agosto 2004 fino al 22 dicembre 2006 con tre contratti di lavoro somministrato a termine consecutivi.

Assistito dall’avvocato Loredana Baschenis e sostenuto dalla Fiom provinciale, il lavoratore lo scorso anno aveva deciso di fare causa all’azienda metalmeccanica di Dalmine, che occupa in maniera diretta 650 persone nella produzione di interruttori di media tensione e quadri elettrici.

«A dicembre 2008 - prosegue la Cgil - era arrivata la sentenza di primo grado che sanciva la "nullità” dei contratti applicati al lavoratore e ne ordinava la riammissione in servizio. Il Tribunale aveva anche condannato la Abb al pagamento delle retribuzioni non corrisposte nel periodo a partire dalla fine del contratto di somministrazione illegittimo (dicembre 2006) fino al ripristino del rapporto».

«Ancora una volta per noi si tratta di un risultato importante nella battaglia contro un finto, illegittimo e diffuso utilizzo dei contratti precari che sostituiscono il lavoro stabile», ha commentato Mirco Rota, segretario generale provinciale della Fiom di Bergamo. «Anche in secondo grado viene provata la veridicità delle ragioni che la Fiom ha sostenuto».

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