Billé: riforma fiscale contro il rischio deflazione

Il presidente di Confcommercio ha presentato a Bergamo nella tappa del «no day» i risultati di un’indagine di Datamedia sull’andamento dell’economia nazionale 

Un giudizio negativo da parte degli italiani sull’andamento attuale dell’economia e previsioni di una crescita moderata nel futuro: è questo il quadro che emerge da un sondaggio presentato dal presidente di Confcommercio, Sergio Billé, nella tappa di Bergamo del «no day», l’iniziativa contro il referendum sull’articolo 18. Uno scenario che secondo Billé indica il bisogno di interventi immediati pena il rischio «di vera e propria deflazione».

Secondo il sondaggio il 53,2% del campione, raccolto da Datamedia, giudica negativo l’attuale andamento dell’economia nazionale, mentre per il futuro il 38,4% indica che l’economia crescerà poco, a fronte di un 11,3% che ritiene che la situazione andrà peggiorando. Globalmente, tuttavia, l’indice sintetico della fiducia è al 52,3%.

Per Billé «l’unico strumento per rilanciare l’economia e uscire dalla sacca della stagnazione non può che essere quello del rilancio dell’economia interna dato che poco o nulla possiamo fare per cambiare il corso dell’economia internazionale». Per questo motivo, il presidente di Confcommercio chiede di adottare misure come «la riforma fiscale dalla quale a trarne beneficio non saranno solo le famiglie e le imprese ma anche, con gli interessi, le entrate dello Stato».

Secondo l’indagine di Datamedia l’attuale andamento dell’economia italiana influisce molto (27,4% del totale) sulle abitudini di consumo degli italiani. «Le famiglie oggi continuano - ha spiegato Billé - ma solo per necessità a riempire i carrelli di prodotti alimentari, ma hanno praticamente smesso di acquistare altri generi di prodotti e così - ha concluso - i magazzini delle imprese sono pieni di lavatrici, televisori, computer, auto che non si possono più vendere all’estero ma che anche gli italiani hanno smesso di comprare».

Giudizio in chiaro-scuro da parte del presidente di Confcommercio è stato dato anche sul dato dell’inflazione a maggio. «E’ un dato positivo - ha dichiarato - dovuto a due fattori: a maggio sono stati conteggiati i cali del prezzo del petrolio mentre ad aprile non ci sono stati aumenti tariffari». Tuttavia, ha spiegato Billé «c’é una seconda lettura di segno opposto che dimostra come l’ economia italiana si avvicina agli altri paesi e a una fase di stagnazione e di scarsa fiducia delle famiglie nella tenuta del mercato interno. E a questo segnale devono essere date immediate risposte».

(21/05/2003)

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