I Comuni? Non stanno così male
«Più tasse e spendono meno»

«Intendiamoci, non c’è nessuna volontà di polemica con i Comuni, ma i dati che abbiamo raccolto devono far riflettere e avviare una discussione sull’uso delle risorse». Mette le mani avanti Gianni Peracchi, segretario dello Spi-Cgil di Bergamo, presentando uno studio commissionato dal sindacato dei pensionati.

«Intendiamoci, non c’è nessuna volontà di polemica con i Comuni, ma i dati che abbiamo raccolto devono far riflettere e avviare una discussione sull’uso delle risorse sul territorio». Mette le mani avanti, Gianni Peracchi, segretario dello Spi-Cgil di Bergamo, presentando uno studio approfondito commissionato dal sindacato dei pensionati all’Ires Morosini, basato sull’analisi dei bilanci preventivi e consuntivi degli ultimi anni delle amministrazioni locali, certificati dal ministero dell’Interno ed integrato da dati del ministero dell’Economia e delle Finanze.

Dati che mostrano, in modo chiaro, come i Comuni bergamaschi, e più in generale quelli lombardi, anche tenendo conto dei tagli nei trasferimenti erariali, aumentano le proprie entrate, non le spendono per intero e uno dei settori più penalizzati è quello dei servizi sociali.

La ricerca è vasta e va in profondità e fa emergere come la forbice tra maggiori entrate e minori uscite dei Comuni è, sostanzialmente, al netto dei vincoli posti dal Patto di stabilità. Questo, infatti, blocca le spese per gli investimenti ma il «focus» si concentra sulle entrate e le spese correnti. «La ricerca che abbiamo commissionato – spiega Peracchi – conferma un dato già da tempo noto e cioè che tra il 2009 e il 2012, se consideriamo i bilanci preventivi, o il 2011 se consideriamo quelli a consuntivo, c’è un crollo verticale delle spese per investimenti, dovuto certamente ai vincoli del Patto di stabilità».

Ma le minori uscite si verificano anche sul versante delle spese correnti e in particolare su quello delle spese per il sociale. Così, ad esempio, considerando i bilanci di previsione 2009-2012, a fronte di una media lombarda di spesa corrente totale, aumentata del 15,10%, quella della Bergamasca è cresciuta solo del 4% («viziata» però dall’exploit del Comune capoluogo, Bergamo, che si assesta all’11,6%). L’aumento delle entrate, invece, fa segnare un +7,7% (Bergamo +19%). Considerando in particolare la spesa sociale totale, il dato è negativo: tra il 2009 e il 2012 sconta nella Bergamasca un -2,10% (a Bergamo -7,3%) a fronte di una media regionale ferma a -1,10%.

Di nuovo Peracchi sottolinea: «La forbice tra maggiori entrate e minori uscite, oggettivo elemento di criticità, non mette minimamente in discussione la centralità e l’importanza che il sistema delle autonomie locali ha nel territorio e, conseguentemente, nelle politiche negoziali e rivendicative delle organizzazioni sindacali. I dati però parlano chiaro: aumentano le entrate correnti, aumentano di poco le spese correnti, anzi in misura assai inferiore, al di sotto dell’inflazione se si scorporano i dati del Comune capoluogo. Soprattutto, però, diminuiscono le spese per il sociale e considerando quelle pro-capite la nostra provincia si trova al penultimo posto in regione».

Si sfata anche un luogo comune: nonostante i molti tagli che subiscono, i Comuni non stanno poi così male. «Questo – dice ancora Peracchi – per via della crescita della tassazione, in particolare delle addizionali Irpef e dell’Imu oltre che delle entrate extratributarie come le multe. Servirebbe – conclude il segretario dei pensionati Cgil – maggiore equilibrio».

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