Il futuro dei giovani? Con i voucher
+66% nel 2015: è il nuovo precariato

«Ogni settimana lavoro otto ore, cinque mi vengono pagate con i voucher, le altre tre non mi vengono retribuite perché sono “nuova del mestiere” e devo imparare»: Luisa lavora in una libreria in Lombardia. Neolaureata, a 22 anni, lavora saltuariamente in una libreria durante i mesi estivi e a settembre quando le richieste aumentano per la scolastica.

Un impiego temporaneo in attesa di iscriversi alla specialistica all’università. «I voucher – racconta – o buoni lavoro hanno come lato positivo che ho tutti i contributi versati e li riscuoto subito: purtroppo non sempre sono usati in modo corretto».

In Italia l’uso dei voucher, diffuso anche in altri Paesi europei come il Belgio, è aumentato a dismisura negli ultimi anni: nel 2015, secondo i dati di un report realizzato dal ministero del Lavoro e dall’Inps, nel nostro Paese ne hanno usufruito 1,4 milioni di persone circa, contro le 617 mila di due anni fa, un numero più che raddoppiato. In tutto sono stati venduti nell’ultimo anno 115.079.713 voucher contro i 69.181.075 dell’anno precedente con un aumento addirittura del 66%. In un caso su tre sono andati agli under 25 ed è cresciuto il numero di donne pagate con i buoni lavoro: dal 22% al 52% nel giro di un anno. Nel 36,6% dei casi – sempre secondo il report Inps e ministero del Lavoro – sono finiti a persone che ne avevano già usufruito l’anno precedente.

I ticket lavoro sono stati pensati per quei lavoratori temporanei – giovani, pensionati, disoccupati – e per quei lavori saltuari che fino a qualche tempo fa spesso rientravano nel sommerso, come i lavori domestici, baby sitter, ma anche nei ristoranti, nel settore commerciale e dell’edilizia (perché la legge Fornero ha tolto il riferimento all’attività occasionale). Hanno il valore di 10 euro all’ora, possono essere acquistati dal datore di lavoro per via cartacea (anche in tabaccheria o in posta) o telematica, e il lavoratore li percepisce subito, può riscuoterli facilmente, e di ogni buono da 10 euro, ne percepisce netti 7,5 euro mentre i restanti coprono contributi Inps e coperture dell’Inail. Il tetto massimo per ogni lavoratore è di 7 mila euro di pagamenti all’anno.

Proprio però sul fronte infortuni si registrano i dati più preoccupanti dell’uso di questo sistema di contrattualizzazione. I sindacati hanno rilevato, nel settore dell’edilizia, un aumento preoccupante di incidenti del lavoro tra persone pagate con i voucher: erano 436 nel 2012 e si sono triplicati nell’anno successivo. Raddoppiate anche le morti bianche tra i voucheristi: due nel 2013, sei nel 2014 e ben 15 nel 2015. Coincidenza anomala il pagamento dei voucher – hanno denunciato i sindacati in occasione del Primo Maggio – coincide con il giorno dell’infortunio. Perché attualmente il datore è tenuto a comunicare solo l’inizio dell’attività lavorativa. È così che un sistema che doveva regolare quei lavoretti che finivano spesso nel sommerso in realtà nutre nuove forme di precariato. Una situazione a cui il governo sta già cercando di porre riparo, come ha spiegato Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera: al vaglio l’esame della tipologia di lavori che possono essere retribuiti con i voucher ma anche la tracciabilità e il tetto retributivo degli stessi che dovrebbe obbligare il datore a comunicare per via telematica, e in tempo reale, i giorni e soprattutto le ore in cui impiega il lavoratore.

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