Il magro raccolto dell’agricoltura bergamasca

La Coldiretti di Bergamo denuncia una situazione quasi drammatica per quello che una volta era il «settore primario». Una serie di dati, quasi tutti negativi. Il presidente provinciale Francesco Mapelli: «L’annata agraria che si è conclusa è la peggiore degli ultimi 35 anni»

È un pianto greco. La Coldiretti di Bergamo denuncia una situazione estremamente preoccupante, quasi drammatica per quello che una volta era il «settore primario». E snocciola una serie di dati, quasi tutti negativi. Per avere un quadro sintetico ed efficace della situazione basta una frase, pronunciata dal presidente provinciale Francesco Mapelli durante la conferenza-stampa organizzata nella sede della Coldiretti: «L’annata agraria che si è conclusa è la peggiore degli ultimi 35 anni». Il calo rispetto al 2001 è del 2,7% in termini di produzione lorda vendibile e addirittura del 6,7% in termini di valore aggiunto. Dato, quest’ultimo, che tiene conto anche dell’aumento delle spese cui sono andati incontro gli agricoltori bergamaschi (più 2,8% rispetto al 2001).
Quindi le prospettive sono tutt’altro che rosee. «Bisogna cambiare la politica agricola comunitaria - dice Mapelli - ma Francia e Germania hanno fatto un patto per mantenere lo "status quo". Non è possibile che in Italia il 20% delle aziende agricole ottenga l’80% dei finanziamenti europei».
Ma quali sono queste aziende? Sono le multinazionali, le grandi aziende, le grandi holding. «La globalizzazione - aggiunge il direttore Mario Mancini - ha danneggiato soprattutto l’agricoltura. Per questo vogliamo tornare al territorio, alla famiglia. E sarà questo il tema del convegno che si terrà venerdì prossimo 15 novembre alla Basella di Urgnano, come preambolo della Giornata del Ringraziamento in programma, sempre a Urgnano, domenica 17».
A illustrare la disastrosa situazione dell’agricoltura nel 2002 (si consideri che l’annata agraria si conclude tradizionalmente l’11 novembre) è stato il consulente della Coldiretti, Alfonso Bosis. «Complessivamente la produzione lorda vendibile dell’ex settore primario - ha esordito Bosis - si è ridotta a poco più di 410 milioni di euro con un arretramento rispetto all’anno precedente del 2,75%. Sul prodotto lordo provinciale le produzioni vegetali incidono per il 27% con un incremento del 3,2% grazie agli eccezionali risultati produttivi raggiunti dalle coltivazioni di mais; le produzioni animali, per contro, retrocedono del 4,8%, al 72,9% (73,9 nel 2001)». Se aggiungiamo i 17 milioni 886 mila euro dell’agriturismo si arriva ad un giro di affari superiore ai 428 milioni di euro.
Il settore agricolo, nel corso dell’anno, ha beneficiato di circa 10 milioni 300 mila euro come contributi comunitari. Ma, d’altro canto, 194 produttori di latte hanno versato o dovranno pagare 7 milioni 386 mila euro come superprelievo per eccedenze produttive.
Su L’Eco di Bergamo del 12/11/2002

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