La crisi del terziario a Bergamo, Cgil:
«3 mila realtà chiesto gli ammortizzatori»

Colleoni, della Filcams Cgil di Bergamo: «Numeri impressionanti dietro ai quali ci sono vite e volti di persone. Necessarie scelte non ordinarie».

Sono molteplici le ricadute dell’emergenza Covid-19 sul settore del commercio e del terziario in generale: ne parla Mario Colleoni, segretario generale della Filcams Cgil di Bergamo: «Gli effetti della pandemia e del lockdown investono tutti ma, per diversi aspetti, è davvero critica la situazione del settore del commercio e del terziario in generale, sia per i lavoratori impegnati ogni giorno a garantire i servizi essenziali delle pulizie della sanificazione degli ambienti, negli ospedali, nelle mense e in tutte quelle attività e strutture che non sono state soggetto al lockdown; sia per coloro che sono impegnati nella grande distribuzione con turni massacranti e in tutte quelle attività che hanno garantito la filiera alimentare e dei consumi di prima necessità. D’altra parte, la pandemia ha avuto un effetto drammatico su quei comparti completamente travolti dal lockdown, in primis la ristorazione, il turismo, le attività ricettive, le attività commerciali, con imprese ferme e lavoratori senza salario e con una grande incognita sul domani».

Ad oggi, nel terziario della provincia, sono quasi 3000 le aziende che hanno richiesto l’utilizzo di ammortizzatori sociali.«La contrazione si sta rivelando poi particolarmente violenta per il settore del turismo e per la filiera ad esso collegato, che ha subìto i contraccolpi più immediati ed evidenti. Ma accanto al turismo, sono il commercio e i servizi a rischiare le ricadute più importanti se non ci saranno interventi sistemici adeguati» prosegue Colleoni. «L’andamento di questi settori è legato a doppio filo al potere d’acquisto dei cittadini. La sopravvivenza di tante realtà commerciali sarà condizionata dalla contrazione dei consumi interni, così come dalle paure. Quando parliamo di turismo dobbiamo ricordarci che vale oltre il 13% del Pil nazionale e che anche sul nostro territorio ha un ruolo economico e sociale molto rilevante. Sarà inevitabile capire come sostenere il lavoro di questo settore particolarmente a rischio, considerando che ad oggi il 70% dei cittadini ritiene che ci vorrà ancora un anno prima di poter ripartire con tranquillità verso le varie mete turistiche».

Così come nel settore dell’abbigliamento le proiezioni sostengono che il fatturato a fine anno segnerà un meno 30% con possibili ricadute occupazionali importanti, «ricordiamo che solo a Bergamo e provincia sono più di 3.000 le persone che lavorano in questo settore. È inevitabile chiedersi come sostenere questi lavoratori e creare per loro opportunità».

Qualche esempio: Scarpe& scarpe che conta tre punti vendita anche a Bergamo con circa 40 dipendenti ha presentato istanza di concordato preventivo al tribunale fallimentare e da febbraio i lavoratori si ritrovano senza stipendio; Conpibel che aveva già in programma di seguire la strada del concordato preventivo, ha accelerato le procedure all’indomani dell’emergenza Covid-19. Si tratta di un gruppo che a Bergamo conta 5 punti vendita con quasi 100 dipendenti.

«La multinazionale H&M ha già comunicato che chiuderà 7 punti vendita in tutta Italia sostenendo che sia una scelta necessaria per tutelare gli altri 142 dei quali alcuni sono siti a Bergamo e provincia».

«Sarà fondamentale tutelare lavoratrici e lavoratori non solo con ammortizzatori sociali ma anche con politiche formative ed economiche lungimiranti che consentano loro di poter mantenere o ritrovare un lavoro a breve termine, il ruolo che lo stato dovrà giocare su questa materia sarà fondamentale. La contrazione dei consumi interni renderà ancora più importante il ruolo delle esportazioni e con esse la necessità di attivare serie politiche attive per convertire coloro che nel terziario non riusciranno più ad operare. Quello che oggi serve per l’economia e per l’intero settore del terziario», conclude il sindacalista, «è un piano straordinario di rilancio degli investimenti e che garantisca la continuità produttiva in comparti strategici per l’occupazione e l’economia del nostro Paese».

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