Latte, continua la protesta bergamasca
In 16 mesi bruciati oltre 30 milioni di euro

Un modo di dire bergamasco «A la (v)àca a ’s móns ol làcc, mia ’l sànch!», (alla vacca si munge il latte, non il sangue) sta accompagnando la protesta degli allevatori di Coldiretti a Ospitaletto Lodigiano, davanti al centro di distribuzione commerciale in tutta Italia della multinazionale del latte d’oltralpe Lactalis.

Un assedio che è iniziato sabato e che è proseguito per tutta la notte. E proseguirà anche per tutta la giornata di domenica. «La tensione tra gli allevatori – sottolinea Coldiretti Bergamo – non accenna a diminuire. Anzi, sono più che mai determinati a far valere le loro ragioni, quindi si prosegue ad oltranza. Ad assicurare il blocco totale dello stabilimento ci sono anche numerosi agricoltori bergamaschi che saranno presenti per tutta la giornata e sono pronti a restare ancora anche un’altra notte».

Il colosso francese è stato preso di mira perché dopo aver fatto campagna acquisti con i principali marchi del Made in Italy, ora fa affari sulle spalle dei produttori imponendo una politica dei prezzi al ribasso iniqua e squilibrata.

«Oggi il nostro latte – dice Renato Maestri, titolare con i fratelli Paolo e Rosanna di un un’azienda agricola a Treviglio con 100 bovine in lattazione – per l’industria di trasformazione ha il valore di 33 centesimi al litro, un prezzo bassissimo che non copre neppure i costi che ci troviamo a sostenere. I fattori di produzione infatti negli ultimi anni sono aumentati considerevolmente quindi siamo costretti a lavorare in perdita. Il fatto che l’industria voglia addirittura abbassare ulteriormente il prezzo del nostro latte è assolutamente inaccettabile. In queste condizioni è impensabile riuscire a produrre un latte di qualità e di questo passo tutte le stalle saranno costrette a chiudere»

Gli allevatori chiedono un adeguamento dei compensi in esecuzione della legge 91 del luglio 2015 che impone che il prezzo del latte alla stalla riconosciuto agli allevatori debba commisurarsi ai costi medi di produzione che, come stabilito da uno studio ministeriale, variano da 38 a 41 centesimi al litro. In altre parole gli allevatori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè al bar, quattro litri per un pacchetto di caramelle, quattro litri per una bottiglietta di acqua al bar e quasi 15 litri per un pacchetto di sigarette.

«Siamo dunque di fronte ad una palese violazione delle norme - afferma Coldiretti Bergamo - poiché il prezzo corrisposto oggi è mediamente inferiore di almeno 5 centesimi rispetto ai costi di produzione, occorre quindi intervenire per ripristinare le regole di trasparenza sul mercato di fronte ad un vero e proprio attentato alla sovranità nazionale che non sarebbe certo tollerato in altri Paesi dell’Unione Europea come la Francia».

A causa di questi meccanismi perversi che stanno uccidendo la zootecnia italiana, Coldiretti stima che dal luglio 2014 a ottobre 2015 in Lombardia siano andati in fumo oltre 400 milioni di euro, 32 milioni solo in provincia di Bergamo.

«Quanto sta accadendo nel comparto latte - conclude Daniele Filisetti, allevatore di Endine Gaiano e delegato di Coldiretti Giovani Impresa Bergamo – rappresenta un colpo durissimo all’agricoltura, soprattutto per quei giovani che stanno tornando alla terra, un fenomeno che in Italia mostra segnali arricchiti da una splendida capacità innovativa, sia nei prodotti che nei processi, un patrimonio per il nostro Paese che deve essere valorizzato e non mortificato».

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