Linificio, si esplora la via della cassa integrazione

Passa a Roma, al ministero del Lavoro, la palla per la vertenza del Linificio Canapificio Nazionale, che ha deciso una riduzione della manodopera (in prevalenza femminile) di 147 lavoratori nella Bergamasca (112 a Villa d’Almè e 35 a Fara Gera d’Adda) cui vanno aggiunti i 96 di Fossalta di Portogruaro (Venezia). In totale 243 lavoratori su un totale di 571 del gruppo.

Ieri mattina, nella sede di Confindustria Bergamo, le parti sono tornate a confrontarsi ma l’azienda - che fa capo al gruppo Marzotto - ha ribadito la validità del piano industriale e l’impossibilità a rivederne i contenuti. Gli esuberi, dunque, sono stati confermati e dunque non è stata accolta la richiesta, avanzata dai sindacati Femca-Cisl, Filtea-Cgil e Uilta-Uil, di ridurne l’impatto sui lavoratori.

«Il piano del resto - è il commento del presidente del Linificio Giancarlo Messaggi - è stato realizzato con una assoluta precisione e attenzione e dunque non permetteva margini di manovra alle parti». I sindacati, ovviamente, al termine dell’incontro, hanno mantenuto i loro giudizi. Negativo il fatto che l’azienda non abbia ridimensionato la portata dei propri provvedimenti sulle lavoratrici, mentre è stata accolta con favore la disponibilità dei vertici aziendali a trovare una ricollocazione alla manodopera in esubero, a percorrere la strada della richiesta della Cassa integrazione e a pensare anche al riutilizzo delle aree produttive sia di Villa d’Almè che di Fara d’Adda.

Il sindacato intanto gioca anche la carta della Regione e per dopodomani è fissato un incontro a Milano con il presidente della Commissione Attività produttive Carlo Saffioti per valutare l’attivazione degli strumenti di aiuto a disposizione del «Pirellone».

(24/10/2007)

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