Peste suina, primo caso in Lombardia: «Esercito e droni»

MISURE DI CONTENIMENTO. Dopo il ritrovamento di una carcassa di cinghiale risultato positivo alla Peste suina africana a Bagnaria nel Pavese, l’assessore regionale all’Agricoltura Alessandro Beduschi fa il punto sulla situazione sulle strategie di Regione Lombardia.

Dopo il ritrovamento di una carcassa di cinghiale risultato positivo alla Peste Suina Africana a Bagnaria nel Pavese, l’assessore regionale all’Agricoltura Alessandro Beduschi fa il punto sulla situazione sulle strategie di Regione Lombardia per il contenimento della malattia virale (non trasmissibile all’uomo) che colpisce i cinghiali, mettendo a rischio gli allevamenti suini. «Il livello di attenzione rimane altissimo – dichiara l’assessore Beduschi – perché da settimane ormai la malattia lambiva i nostri confini tra le province di Alessandria e Pavia. L’ordinanza firmata il 6 giugno dal presidente Fontana è il primo presidio per circoscrivere la circolazione del virus. Oggi è fondamentale procedere con l’individuazione delle carcasse di cinghiale e parallelamente proseguire con abbattimenti controllati».

Il vertice in Regione

Venerdì 23 giugno a Palazzo Lombardia si è tenuto un incontro con il Commissario del Governo per l’emergenza Peste Suina Vincenzo Caputo, alla presenza delle strutture tecniche degli assessorati al Welfare e all’Agricoltura. «Dal Commissario – prosegue Beduschi – abbiamo ricevuto la conferma che il Governo considera efficace il sistema di contenimento approntato dalla Lombardia e, in piena sinergia con i ministri Lollobrigida e Crosetto è stato deciso di avvalersi del supporto logistico dell’esercito per pattugliare il territorio e rinvenire le carcasse di cinghiali. Verranno inoltre utilizzati droni per monitorare attività e movimenti di questi animali».

Sigle agricole preoccupate

Preoccupazione intanto arriva dalle sigle agricole. «Dopo questo primo caso in Lombardia - dichiara il direttore di Coldiretti Bergamo Carlo Loffreda - non c’è davvero più tempo da perdere con interventi urgenti per fermare il proliferare dei cinghiali e garantire la sicurezza degli allevamenti, ma occorre anche monitorare la situazione per evitare speculazioni». «La situazione, peraltro prevedibile, è molto grave –aggiunge Enzo Ferrazzoli, direttore di Confagricoltura Bergamo -. I cinghiali spostano la malattia di 8 chilometri al giorno e ben presto potrebbe di conseguenza arrivare anche a Bergamo. Ora servono interventi drastici per evitare il diffondersi della peste suina che metterebbe in crisi gli allevamenti».

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