Pmi, cala la crescita ma non è recessione

Indagine di Apindustria su un campione di 150 aziende. Agnelli: «La politica faccia di più per le piccole imprese»

«Siamo di fronte ad un rallentamento della crescita e non ad una recessione». È il commento del presidente di Apindustria Bergamo Paolo Agnelli, ai risultati di un’indagine su un campione di circa 150 imprese associate che mostra una flessione nel secondo semestre rispetto al primo semestre, con andamenti superiori alle attese per il fatturato e inferiori per produzione e ordini (dove metà del campione si aspettava una crescita).

«L’analisi del tessuto delle piccole medie imprese locali non induce a un eccessivo pessimismo - continua Agnelli - Notizia rassicurante per il futuro della nostra economia visto il ruolo strategico e fondamentale assunto dalla piccola e media impresa a fronte delle continue dismissioni della grande industria dal nostro Paese, provincia di Bergamo compresa».

Per quanto riguarda i risultati dell’indagine scendono nel secondo semestre (dal 65% al 37%) le imprese che dichiarano un aumento della produzione. Riguardo agli ordini scende dal 63% al 29% la quota di chi dichiara un aumento, mentre sale dal 18% al 26% quelli che vedono una riduzione: nel dettaglio il calo appare dovuto principalmente agli ordini Italia, mentre nel semestre sono stabili gli ordini esteri. Il fatturato mostra dati migliori: scende dal 61% al 50% la quota di chi ha visto un aumento, ma scende anche dal 21% al 20% quella di chi ha visto un calo; anche per il fatturato vi è stato un aumento inferiore di quello italiano, mentre è stabile quello estero.

Sull’occupazione il ricorso al lavoro straordinario non è mutato significativamente rispetto alla precedente rilevazione con un 16% delle imprese che hanno manifestato un aumento del ricorso allo stesso, un 68% che ha manifestato stabilità ed un 16% delle imprese intervistate per le quali si è manifestato un calo dell’utilizzo di lavoro straordinario. La dinamica occupazionale è prevalentemente assestata all’insegna della stabilità per il 78% degli intervistati, un 7% prevede un calo occupazionale e il 15% del campione dichiara un aumento del livello occupazionale. Segnali positivi di tenuta occupazionale del campione che confermano le previsioni sulla forza lavoro espresse in sede della scorsa rilevazione congiunturale.

(28/02/2008)

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