Situazione Poste, l’allarme della Cgil
«Per riaprire serve personale»

Uffici postali da riaprire, dopo le lunghe parziali chiusure per la pandemia: la scorsa settimana l’assessore regionale a Enti Locali, Montagna e Piccoli Comuni, Massimo Sertori, ha annunciato una serie di riaperture a seguito di contatti avuti con i vertici di Poste italiane, per difficoltà segnalate dalle amministrazioni locali lombarde. Sul tema, proprio all’assessore Sertori risponde con una lettera Marisa Adobati della Slc-Cgil di Bergamo.

«Non nascondiamo una certa soddisfazione nell’aver appreso dell’interessamento riservato dalle istituzioni regionali alle criticità di un comparto, quello dei servizi postali, cosiddetto indispensabile e essenziale, e più volte oggetto delle nostre iniziative sindacali” ha scritto la sindacalista. La pandemia ha messo a dura prova anche il mondo postale e la riapertura degli uffici postali, seppur parziale, è un ulteriore passo avanti per un ritorno alla normalità. Purtroppo però tornare alla normalità significa anche tornare ad affrontare le difficoltà quotidiane di una gestione difficoltosa, perché per riaprire serve personale. Si tenga conto che l’età media dei lavoratori postali è di 54 anni: in questa emergenza Covid moltissimi sono stati sfiancati dall’aver garantito – e dal dover garantire ogni giorno - sempre e comunque il servizio».

«Ne sono testimonianza le lunghe code dinanzi gli uffici postali, conseguenza diretta dell’ormai cronica carenza di personale che nei fatti non permette una riapertura concreta degli sportelli e dei turni pomeridiani nel rispetto delle norme di prevenzione del contagio. Perché per eliminare le code serve personale allo sportello e il personale è proprio quello che manca».

«Per questo - si legge nella lettera all’assessore regionale -siamo disponibili a un serio confronto di merito, convinti che un eventuale interessamento congiunto, ognuno per i propri ambiti di pertinenza, potrebbe scuotere Poste italiane nell’individuazione e immissione di nuovo personale sportellista. L’azienda, pur avendo sottoscritto innumerevoli accordi di politiche attive, ad oggi continua infatti a rimanere sorda alle nostre sollecitazioni».

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