Stefano Agazzi, il tecno-artigiano
confeziona abiti di lusso dei gioielli

Ha avviato la sua attività a 24 anni, con un finanziamento della banca di 100 mila euro e un obiettivo: creare dal nulla un’azienda di packaging di lusso. Stefano Agazzi, 39enne di Valbrembo, aveva l’esperienza come rappresentante nel settore per un’azienda italiane e molte idee.

Ha avviato la sua attività a 24 anni, con un finanziamento della banca di 100 mila euro e un obiettivo: creare dal nulla un’azienda di packaging di lusso. Stefano Agazzi, 39enne di Valbrembo, aveva l’esperienza come rappresentante nel settore per un’azienda italiane e molte idee.

«Ci ho creduto e soprattutto ho sempre investito nelle risorse umane: sono quelle che danno la qualità». E’ nata così a Comun Nuovo nel 1999 To Be Packing, azienda in via dell’Industria con 30 dipendenti e 4 milioni e mezzo di fatturato nel 2013. L’attività è semplice: realizzare il packaging di lusso per il mondo della gioielleria, dal nastro al sacchetto, dall’astuccio alla carta per la confezione. Tutto quello che fa l’abito del gioiello, insomma, e che negli anni è diventato il valore aggiunto del prodotto prezioso: “Crea l’atmosfera, è il fattore “contorno” a cui si dà sempre più peso – spiega Agazzi -. Da qui la necessità di spingere sull’alta qualità del design e su prodotti sempre più nuovi e personalizzati”.

I clienti hanno risposto bene alle proposte se si pensa che To Be Packing lavora per marchi come Chantecler, Re Carlo, Crivelli, ma anche gioiellerie storiche del territorio come Curnis e Cornali. “Con 13 fiere in giro per il mondo e due showroom, uno a Milano aperto lo scorso mese, ma soprattutto quello di New York avviato nel 2009, ci siamo estesi anche nel packaging del settore enogastronomico con marchi di liquori, cioccolato di alto livello e tè selezionato” continua il bergamasco.

A fianco di Stefano, sua moglie Valentina Azzia, italo-thailandese, 30enne e responsabile dell’area business, spesso in viaggio tra Milano e New York: “Il prodotto è di alta qualità, grazie a un’attenzione verso la ricerca e il design, oltre all’uso di macchinari specializzati che ci permettono di produrre tutto in casa, a Comun Nuovo – spiega lei -. Spingiamo sull’idea di un’azienda dinamica e giovane: l’età media è tra i 30 e i 35 anni, persone con la voglia di mettersi i gioco, con creatività e inventiva”.

Ora anche con una società collaterale che Stefano e Valentina si sono inventati nei mesi scorsi: “Alle fiere in giro per il mondo delle ultime stagioni abbiamo proposto, soprattutto per il settore enogastronomico, una borsa in lycra o feltro che faceva le veci del sacchetto – raccontano -. Il prodotto è piaciuto molto ma ce lo ordinavano non per farci del packaging ma per venderlo come accessorio moda”. Da qui un progetto di Valentina, tra l’altro specializzata nel settore moda, di realizzare una vera e propria collezione di accessori: “Abbiamo aperto la società SediciSei che gestisce il nuovo brand e la nuova attività: “Save my bag”, una linea di borse, porta iPad e cover in Lycra e feltro dai numerosi colori accesi che vogliono identificarla – spiega -. Prezzo economico, andiamo così a catturare un altro settore di mercato su un’altra area di competenza in cui riusciamo a lavorare in autonomia: anche qui il prodotto è disegnato internamente e prodotto con i nostri macchinari, lo stesso materiale arriva dal territorio e in particolare la lycra è quella della Carvico, la migliore d’Italia”.

Le borse invaderanno venerdì 13 dicembre le strade di Bergamo, al braccio di un gruppo di ragazze, creando curiosità e lanciando il primo monomarca in via XX Settembre, con l’obiettivo di spingere sulla vendita on line e su nuove aperture, a Ibiza e Mikonos per il 2014.

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