Stranieri, su 60 mila lavora oltre la metà

Stranieri, su 60 mila lavora oltre la metàI dati sui contratti nella Bergamasca: 35.145 assunzioni, più di 25 mila occupati sono «operai generici»

Sono oltre 60 mila gli immigrati nella provincia di Bergamo. Ma quanti di loro hanno un impiego? E che lavoro fanno? Per avvicinarsi a delle cifre che siano una buona «fotografia» della realtà locale è necessario fare riferimento ai dati dei Centri per l’impiego presenti a Bergamo e provincia (Albino, Clusone, Grumello, Lovere, Ponte San Pietro, Romano di Lombardia, Trescore, Treviglio e Zogno). I Centri hanno anche il compito, oltre che di gestire le cosiddette liste di collocamento per le persone senza lavoro e immediatamente disponibili a essere assunte, di monitorare le registrazioni che arrivano dalle aziende dei contratti, indeterminati e no, che hanno come lavoratori cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione europea. Come è facile intuire, quindi, le cifre non comprendono la totalità dei lavoratori stranieri (ci sono anche gli imprenditori in proprio e quanti invece sfuggono ai monitoraggi dei Centri dell’impiego), ma questi dati, comunque, sono interessanti perché indicano i flussi di manodopera dall’estero, le tipologie delle assunzioni più richieste, divise anche per nazionalità.

Gli impieghi a tempo

Scopriamo quindi che a Bergamo e provincia - i dati riguardano l’anno 2003 - la totalità delle registrazioni fatte da tutti i Centri per l’impiego (riguardano assunzioni, trasformazioni di contratti, proroghe) indicano 35.145 contratti che interessano extracomunitari. I lavoratori, uomini e donne (esattamente 27.310 e 7.835) hanno un’età media tra i 31 e 40 anni (14.260), 8.170 invece sono quelli che hanno dai 26 ai 30 anni e 6.029 dai 18 ai 25. Una forza lavoro molto giovane, quindi, impegnata per la stragrande maggioranza dei casi con contratti a tempo determinato (e vedremo poi con i flussi delle cessazioni di lavoro, che segnalano una fortissima flessibilità nel mondo dell’occupazione straniera), anche se i contratti a tempo indeterminato, almeno per il 2003, non sono comunque bassi. Insomma, su 35.145 registrazioni di contratti di lavoro che hanno riguardato cittadini stranieri, 19.757 sono a tempo determinato (compresi quelli anche sotto le 20 ore), 14.291 a tempo indeterminato (compresi quelli sotto le 20 ore), seguono i contratti di apprendistato (922) e quelli di formazione al lavoro (166).

Qual è la qualifica degli stranieri che ottengono i contratti? Per 25.114 assunzioni è quella di generico, per 7.516 di qualificato, per 1.148 di specializzato, ci sono anche 276 contratti con qualifica da impiegato e 24 (pochissimi, quindi, se si tiene conto che i titoli di studio in molti casi per gli stranieri sono elevati, ma i contratti di lavoro non corrispondono agli studi fatti) da «quadro». Andando ulteriormente nel dettaglio, nella maggior parte dei casi le mansioni svolte dagli stranieri sono di operatore generico di produzione, manovale edile, manovale in ferro, muratore, facchino, addetto ai servizi di pulizia, manovale industriale, stampatore di gomma, cameriere ai piani, addetti non qualificati ai servizi di pulizia in imprese ed enti pubblici, magazziniere, saldatore, operaio e artigiano metalmeccanico, operatore di macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali, personale ausiliario addetto all’imballaggio, al magazzino e alla consegna merci, camionista.

Le etnie più occupate nella provincia di Bergamo: ai primi posti troviamo senegalesi 8.480, marocchini 5.933, albanesi 3.288, indiani 2.248, rumeni 2.157, egiziani 1.065, tunisini 1.058, pakistani 944, cittadini provenienti dall’ex Jugoslavia 805. Dal lavoro alle cessazioni: le cifre più aggiornate dei Centri per l’impiego (sono del 2004, da gennaio a settembre) ci segnalano 2.973 cittadini non appartenenti a Paesi dell’Unione europea iscritti ai Centri per l’impiego, quindi senza lavoro, contro una totalità di 20.344 non occupati: quindi una «fetta» della disoccupazione ufficiale della Bergamasca è rappresentata per oltre il 10% dagli stranieri.

Vanno aggiunti poi i regolarizzati con la sanatoria per l’emersione dal nero, colf e badanti: molti degli stranieri, ottenuto il permesso, si sono visti licenziare dai datori di lavoro per poi tornare a essere impiegati in nero. Queste non figurano come cessazioni e questi extracomunitari non figureranno mai come disoccupati: e sono molti. Per quanto riguarda forme di irregolarità sul posto di lavoro, la Direzione provinciale del lavoro di Bergamo segnala che dall’1 gennaio al 30 settembre 2004 ha ispezionato in provincia di Bergamo 797 aziende, che occupano quasi 40 mila lavoratori: di questi circa 12 mila lavorano in ditte in cui sono presenti stranieri in numero di quasi 2.000. È facile dedurne che nelle aziende ispezionate che occupano stranieri - evidenziano dalla Direzione provinciale del lavoro - costoro rappresentano complessivamente circa 1/6 della forza lavoro (ma va tenuto presente che questi dati non sono riferibili all’universo né delle aziende né degli occupati, perché tengono conto solo delle ispezioni). Interessanti i dati sulle irregolarità: gli accertamenti degli ispettori hanno infatti rilevato circa 900 lavoratori in posizione irregolare (il che non significa necessariamente in nero): di questi 135 erano stranieri.

I controlli nelle aziende

Il raffronto consente di osservare che - sempre nell’ambito delle aziende ispezionate - il tasso medio di irregolarità per gli stranieri si aggira attorno al 6%, mentre per i non stranieri è sul 2%.

Tra i 135 stranieri citati, 25 sono stati trovati senza permesso di soggiorno valido. In sostanza, la «forza lavoro» straniera è più soggetta a forme, se non di sfruttamento, certo di non corretta applicazione delle norme contrattuali per i lavoratori. E lo è in misura maggiore rispetto alla forza lavoro italiana, locale. Insomma, gli stranieri continuano a rappresentare ancora «l’anello debole», in quanto a diritti tutelati, del mondo dell’occupazione.

(25/01/2005)

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