Analfabeti funzionali
al tempo di Internet

Di recente, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha avviato una ricerca – «Program for the International Assessment of Adult Competencies», Piaac – allo scopo di valutare le competenze all’interno di 33 Paesi del mondo. Nell’ambito di tale programma è stata sviluppata un’analisi approfondita sul fenomeno dell’analfabetismo funzionale. «Analfabeta funzionale» è – secondo l’Ocse – «un individuo incapace di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni quotidiane».

Costui sa leggere e far di conto, ma non sa applicare tali conoscenze alla realtà e utilizzarle quando e come servono, ad esempio, per capire i contenuti di un contratto o il senso di un articolo. Nella maggior parte dei casi, analfabeti funzionali sono persone poco istruite e con bassissime attitudini cognitive, che hanno estreme difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro. Con riferimento al nostro Paese, è stato evidenziato, finalmente, il raggiungimento di un tasso di alfabetizzazione strutturale che sfiora il 100%, grazie alle riforme del dopoguerra, in particolare quella del 1963 che ha riguardato la scuola media unica. È sorprendentemente emersa, però, una percentuale molto elevata di analfabeti funzionali. L’Italia è penultima in Europa con il 47%, preceduta solo dalla Turchia (55%) e quart’ultima rispetto ai 33 Paesi analizzati dall’Ocse, con performance solo migliori di Cile e Indonesia. Per quanto riguarda la distribuzione geografica, il Sud e il Nord-Ovest del Paese sono le aree con le percentuali più elevate (60%). L’analfabetismo funzionale risulta crescere con il crescere dell’età, passando dal 20% della fascia 16-24 anni – che riguarda giovani che non studiano né lavorano – a oltre il 41% degli over 55. Quest’ultimo dato trova una spiegazione nel fatto che chi è nato prima del 1953 non ha usufruito della scolarità obbligatoria ma anche dalla circostanza che nelle fasce più adulte si soffre maggiormente dell’analfabetismo di ritorno.

Quest’ultima condizione dipende soprattutto dall’insufficienza nel nostro Paese di iniziative tendenti a garantire un invecchiamento attivo e partecipativo, che aiuti a conservare quelle competenze minime acquisite durante la formazione scolastica. Va sottolineato, peraltro, che sullo scarso bagaglio intellettivo degli analfabeti funzionali fanno parecchio affidamento quanti distribuiscono notizie false, offrono rimedi miracolistici o cercano di realizzare vere e proprie truffe. È facile, inoltre, che questi soggetti siano più facilmente influenzabili da personaggi poco raccomandabili, alcuni dei quali spesso presenti in video con attività propagandistiche di vario tipo. È sotto gli occhi di tutti, poi, il binomio che si è ormai realizzato tra analfabetismo funzionale e social network, divenuto terreno fertile per la proliferazione di «fake news», condivise migliaia di volte in maniera acritica. Va ancora evidenziato che bassi livelli di competenza alfabetica si associano molto spesso a più elevati tassi di disoccupazione, con un conseguente costo personale e sociale molto elevato. Avviare a soluzione questo problema è oggi estremamente necessario. In una società complessa e in continua evoluzione come quella attuale, la qualità della vita e l’utile disposizione al cambiamento dipendono proprio dal diffuso possesso di competenze alfabetiche funzionali. Un compito importante in questa direzione deve essere svolto dagli insegnanti, ad ogni livello di istruzione, i quali, al di là dell’erudizione nozionistica, devono essere in grado di far comprendere ai giovani le realtà economiche, sociali, politiche e culturali con le quali sono chiamati a confortarsi ogni giorno.

Fondamentale è anche che Comuni, organizzazioni sociali e sindacali e le varie istituzioni pubbliche si sentano impegnate a realizzare interventi formativi volontari per tutti coloro che versano in situazioni di analfabetismo funzionale, allo scopo di approfondire la loro conoscenza della realtà e aiutarli a sviluppare autonome valutazioni critiche. È necessario costruire una società all’interno della quale gli individui sviluppino la propria autonomia e auto-realizzazione grazie a processi di apprendimento che sono alla base di una moderna società democratica. In presenza di mercati altamente concorrenziali, la possibilità di una crescita economica sostenuta per ogni Paese dipende, soprattutto, dalle conoscenze e dalle competenze di coloro che lo abitano. La recente proposta del ministro dell’Istruzione Fedeli di innalzare l’obbligo scolastico a 18 anni, per quanto di non agevole attuazione, tiene conto di questa esigenza.

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