Ferragosto senza bus
Alte Valli sconnesse

A suon di sforbiciate, la rete del trasporto pubblico si è talmente sfilacciata che si fatica ormai a capire dove sono le fermate e dov’è il capolinea. L’ultimo taglio arriva nella settimana ferragostana e lascia a piedi tutti indistintamente: bergamaschi, villeggianti, turisti, stranieri. Niente bus nelle valli orobiche e, se non fosse stato per il Comune di Selvino che ha messo mano al portafogli per garantire il servizio, persino la funivia da Albino all’Altipiano sarebbe rimasta ferma.

Una toppa provvidenziale quella dei selvinesi: tagliare quel cordone ombelicale che li lega al fondovalle equivale a mettere il cartello «chiuso per ferie» sulla segnaletica all’ingresso del paese.

Razionalizzazione, contenimento dei costi, risparmi sono diventate le parole magiche che giustificano decisioni al limite dell’assurdo e per molti versi inaccettabili.

A Ferragosto si sa, la cultura non va in vacanza, i musei dei piccoli e grandi centri restano aperti. E poi i ristoranti cavalcano l’onda con i pranzi del «capodanno dell’estate». Le vette orobiche sono prese d’assalto da escursionisti e affezionati del picnic. Supermercati ed esercizi pubblici ormai tengono i battenti aperti anche la notte e pure il 15 agosto. C’è un gran movimento. C’è un gran viavai. Ma non per i trasporti pubblici che spengono i motori. Un controsenso. Da qualche settimana amministratori, politici, manager e imprenditori stanno facendo corse pazze per rimettere in piedi la seggiovia di Foppolo: non si può far morire la capitale orobica del circo bianco – dicono all’unisono – e si pensa pure al futuro dei periodi fuori stagione per l’Alta Valle Brembana. Sforzi immani che – in determinati periodi dell’anno – rischiano di essere vanificati proprio dall’interruzione del servizio di trasporto pubblico. Che fa rima con turismo.

Chiunque viaggi un po’ per mare, monti o capitali non può non notare che la voce mobilità è in vetta alle preoccupazioni dei turisti. Non a caso si propongono miriadi di abbonamenti low cost, per spostarsi in lungo e in largo da una località all’altra. I bus per le valli – complice una rete stradale che va a singhiozzo, con gallerie in costruzione e viadotti da sistemare – rappresentano un mezzo di «connessione» indispensabile. Non si tratta solo di dare un passaggio al pendolare o al turista, ma di togliere le valli dall’isolamento, rianimarle con presenze – non solo in questo periodo – di gitanti e vacanzieri.

Chiudere le rimesse di torpedoni ad agosto per abbattere spese e costi significa dunque abdicare a un servizio di pubblica utilità, tranciare collegamenti che porterebbero oltre che gente anche quattrini nelle zone vallari peraltro già agonizzanti sotto questo punto di vista.

Fermare i pullman – dalla città all’alta montagna – nei giorni più caldi dell’estate significa togliere ossigeno a quei minuscoli paesi che non aspettano altro che l’arrivo dei villeggianti, equivale ha innalzare un muro, una frontiera, fra le attese di chi parte e quelle chi di ospita. Aspettiamoci – lapalissiano affermarlo – interminabili incolonnamenti di auto, code sulle provinciali, tamponamenti, conducenti insofferenti, famigliole esasperate.

L’equazione trasporto pubblico uguale risparmio non l’abbiamo inventata noi. Senza dimenticare altri aspetti legati all’ambiente, all’ecologia, ai costi degli incidenti stradali non solo in termini economici, ma anche umani, al tempo perso in strada. Se si misura l’efficienza del servizio in base ai conti in attivo, a un bilancio positivo dell’azienda dei trasporti allora possiamo chiudere qui il discorso. Tronchiamo ogni discussione sul nascere. Fa però un po’ specie leggere le roboanti parole sul sito dell’Uitp, l’associazione internazionale del trasporto pubblico che riunisce centinaia di aziende di tutto il mondo. Gli slogan di chi è alla guida del carrozzone dei mezzi pubblici, le cui direttive costituiscono una sorta di strada maestra, da seguire, sono eloquenti: «Il trasporto pubblico rafforza l’economia», «crea posti di lavoro», «migliore salute e sicurezza dei cittadini», «aiuta le persone con mobilità ridotta e gli anziani». E, dulcis in fundo, «assicura la coesione sociale». Ma non a Ferragosto.

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