Germania il gigante
Dai piedi d’argilla

Un Paese dai piedi di argilla. E quel che è peggio del peso di un gigante economico. La Germania dopo la strage al mercatino di Natale a Berlino non è più la stessa. Ha scoperto di essere debole. Le falle della polizia tedesca nel caso Anis Amri hanno inciso nell’ autostima nazionale. Il terrorista era noto alle forze dell’ ordine, veniva da quattro anni di prigione in Italia, aveva contatti con il mondo estremista del salafismo eppure ha potuto agire in assoluta libertà.

Gli investigatori hanno impiegato 24 ore per trovare il documento di identità del terrorista tunisino posto in bella vista nella cabina del tir polacco usato per la strage. Hanno dovuto dire grazie alla polizia italiana che,come l’ Italia, di questi tempi non gode in Germania di grande stima. Anche questo è un boccone amaro da mandar giù. È colpa di un singolo funzionario o di un reparto investigativo? Questa la domanda che circola. Ma la risposta è no, è un intero sistema che è bloccato. La polizia tedesca è angosciata dal terrore di sentirsi accusata di autoritarismo, di tendenze liberticide, in breve di nostalgie neonaziste.

I fatti di un anno fa di Colonia, quando a Capodanno un gruppo di rifugiati extracomunitari molestò e assalì le donne di passaggio nella piazza del Duomo, sono stati possibili perchè la polizia non osava intervenire. Il capo delle forze dell’ ordine pagò con le dimissioni la violazione dell’ ordine pubblico, ma mise a verbale che non era intervenuto per timore di essere accusato di razzismo. I gruppi criminali lo sanno e hanno l’ arma di ricatto: imputare alla polizia metodi alla Gestapo o alla Stasi.Non c’ è forza politica e apparato dello Stato che possa far fronte ad una simile accusa. È la colpa tedesca che viene dal profondo e che rende il Paese vulnerabile. La palla di piombo che impedisce alla Germania di svolgere appieno il suo ruolo di leader in Europa. Non basta la forza economica ci vuole anche la credibilità storica e politica. Può essere che le forze di polizia migliorino nella loro capacità di intervento, ma il problema rimane. Una Polonia o una Grecia o chiunque si sente discriminato dagli interessi tedeschi potrà per motivi diversi rivendicare un risarcimento, se non economico, certamente morale. Tutta l’ Europa ha in comune una orribile esperienza : l’ oppressione nazista durante la Seconda guerra mondiale.

Basta questo per far scendere in piazza migliaia di dimostranti e dipingere i baffetti alla Hitler ad Angela Merkel. La signora Cancelliere ha fatto della politica di accoglienza lo strumento per riabilitare il suo Paese agli occhi dell’ opinione pubblica mondiale. È stata lodata ovunque nel globo tranne che a casa sua. Gli atti terroristici degli ultimi tempi, l’accoltellamento su un treno dei viaggiatori ad opera di un giovane islamista, la violenza e l’uccisione di una giovane studentessa da parte di un afgano e la strage di Berlino hanno indebolito l’ immagine del governo tedesco presso l’ opinione pubblica. La polizia, si è scoperto, ha al suo interno i cosiddetti Reichsbuerger, i cittadini del Reich, nostalgici dell’ ordine di un tempo. Alla mollezza dei capi la base reagisce andando in senso opposto. La politica è sempre stata il punto debole nel corso della storia tedesca. Da qui la necessità di non sentirsi soli e abbandonati ai propri fantasmi. La Germania ha scoperto la necessità dell’ Europa, cioè che l’ arroganza del potere economico non basta per essere ben accetti al prossimo. Si può essere rispettati e temuti ma da qui all’ essere amati, o quanto meno ritenuti umanamente simpatici, il passo è lungo. La classe dirigente tedesca ha davanti a sé un compito decisivo, che Helmut Kohl aveva così sintetizzato: una Germania finalmente europea.

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